(Adnkronos) – Francesca Romana Rivelli in arte Ornella Muti, ‘La moglie più bella’ d’Italia ad appena 14 anni, icona di una bellezza e sensualità senza tempo, si racconta oggi in un’intervista con l’Adnkronos, a partire dall’esordio, quando il regista Damiano Damiani le assegnò il ruolo che si ispirava alla vicenda di Franca Viola, da Alcamo, che nella Sicilia del 1965, appena diciassettenne, fu la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore. Un esordio non semplice, sottolinea la Muti: ”Ero una bambina non ancora donna, in un mondo di uomini. Era un mondo al quale non ero abituata, anche abbastanza violento al punto che mia madre si ribellò. Damiani era molto duro con me, mi dissero delle cose terribili e se protestavo mi ripetevano: ‘Dovresti essere contenta di fare un film’. Una volta le cose erano molto diverse da oggi”.
Questa prima esperienza sul set fu molto traumatica al punto che, rivela, ”non volevo più recitare: feci un provino ed ero talmente spaventata che non lo superai. Poi quando mi misi con Alessio Orano (il suo primo marito, ndr.) un nostro amico mi disse: ‘Dai facciamo un film a Ponza e Palmarola (‘Il sole sulla pelle’, ndr.) e accettai perché era tra amici e mi rassicurò molto. Grazie a questo film mi riavvicinai al cinema”. Nel ’74 l’incontro con Mario Monicelli e il successo in ‘Romanzo popolare’ al fianco di Ugo Tognazzi: ”Arrivai sul set e dissi a Mario che aspettavo un bambino e chiesi di sostituirmi – ricorda la Muti – ma lui mi disse: ‘No, assolutamente no'”.
“Io ho grande ammirazione e un grande affetto per Ugo Tognazzi perché era una persona meravigliosa – continua l’attrice – all’epoca tutti mi dicevano che ero pazza, che se avessi tenuto il bambino mi sarei rovinata la carriera. Per fortuna scelsi di non interrompere la gravidanza, avevo una vita dentro di me e non poteva pagare per colpa dei miei errori”. Ma è vero che tutti gli attori ci hanno provato con lei? ”Molti sì – ammette – ci sono state persone che mi hanno corteggiata in maniera sgradevole senza capire che non era il caso, ero molto ingenua e forse essendo molto compagnona ho alimentato false speranze”.
E con Tognazzi come andò? ”Ugo non ci hai mai provato con me”, sottolinea la Muti. E Alain Delon? ”Mi ha coccolata e fatta sentire una mini regina, non credo che ci abbia provato. In realtà non mi sono mai sentita così bella – continua – mi trovavo sempre mille difetti, oggi guardandomi indietro mi dico: ‘che stupida che ero”’.
E Francesco Nuti ? ”Quando è morto ho provato un dolore immenso. Era un ragazzo talentuoso, sensibile, un poeta, aveva questa faccia ironica, triste e dolce, era una persona meravigliosa”, ricorda commossa. La Muti, che ha lavorato con tantissimi registi, parla con affetto di Virzi’: “E’ una persona meravigliosa, un uomo molto simpatico, con lui ho fatto un piccolo ruolo e mi sono trovata benissimo. Marco Ferreri, Ettore Scola, Dino Risi e Mario Monicelli mi hanno insegnato tutto, mi hanno regalato la carriera che ho”, ammette la Muti.
Accetterebbe oggi di posare ancora nuda? ”No – risponde la Muti – Ho un rapporto molto difficile con i nudi. Non ho mai amato tanto stare nuda, nella mia vita normale non ho problemi a spogliarmi ma nel cinema non amavo molto mostrarmi nuda perciò all’epoca chiedevo che molte scene venissero controllate. Quello era il periodo in cui i nudi andavano tanto e io mi sentivo in imbarazzo nei film in cui apparivo nuda”, confessa.
Si è mai pentita delle scelte che ha fatto nella vita e soprattutto per amore? ”Non ho rimpianti – dice l’attrice – se sei inesperta o hai carenze affettive spesso ti fai dei film ma poi ti rendi conto che saresti dovuta scappare molto prima. Non rinnego niente, è stato il mio cammino, ero io nelle mie fragilità, la cosa importante è imparare dalle esperienze negative che devono servire da lezione, fa parte della nostra evoluzione. La vita ci dà delle lezioni per evolverci, sta solo a noi capirlo”. ”Sono single da tantissimi anni – aggiunge la Muti – ho avuto un momento in cui ho pensato che forse c’era qualcuno che mi piaceva in un altro Paese ma sarebbe stata una storia che mi avrebbe portato a star male. Oggi per me è difficile vedermi accanto a un uomo – ammette – dovrei trovare un uomo come me, che la pensa come me e più si va avanti con gli anni, più si diventa esigenti”.
Che ricordi ha invece della sua esperienza al Festival di Sanremo? ”Mi sono sentita persa – rivela – mi aspettavo di essere un po’ più accompagnata soprattutto quando vedo che l’anno dopo invece per Chiara Ferragni sono state fatte milioni di prove. Io sono arrivata al Festival, ho fatto un check, mi hanno detto ‘devi fare così’ e fine. L’ho trovato ingiusto. Sono stata poco seguita poco guidata e poco accompagnata – ribadisce la Muti – ma pazienza, è andata bene, sono stata pulita come lo sono sempre e il pubblico lo ha apprezzato”. Come si è trovata con Amadeus ? ”Non lo so come mi sono trovata – dice ironica – l’ho visto un secondo, penso che lui avrebbe potuto darmi una mano in più, lui era il padrone di casa, io un’ospite. Credo che sia un bravissimo direttore artistico per il resto non lo so, non lo conosco”.
L’attrice spiega di non aver mai amato la mondanità. Oggi vive in campagna assieme alla figlia primogenita Naike e ai suoi animali: ”Ho scelto di vivere in un posto tranquillo e sereno assieme a mia figlia che ho fortemente voluto, ho rispetto della vita, non potevo per nessun motivo perdere quella creatura che mi era stata donata. Ho tre figli che amo tantissimo e che sono molto uniti tra di loro, non cambierei mai la mia vita”. ”Con Naike combattiamo per tanti ideali comuni – spiega ancora la Muti – io ad esempio combatto per le cure alternative, ho iniziato ad utilizzare farmaci omeopatici da quando ho 14 anni. Al primo allarme infatti chiamo il mio dottore omeopatico che è a Napoli e che è un mito, se poi c’è bisogno di usare un farmaco lo uso ma aspetto che me lo prescriva il mio medico”.
Sulla battaglia che da anni con Naike sta facendo per legalizzare la Cannabis a scopo terapeutico spiega: ”Cura varie malattie ma in Italia si prediligono medicine che paghi quattro volte tanto. Probabilmente ci sono forti interessi farmaceutici perciò in Italia la cannabis viene demonizzata. Per essere curativa – precisa – la cannabis deve essere prescritta da un medico e per prenderla devi avere una ricetta e andare in farmacia. La cannabis a scopo ricreativo invece è un’altra cosa e in Italia si fa ancora molta confusione”.
La Muti è molto amata anche sui social, dove assieme a Naike porta avanti le sue battaglie: ”Io e mia figlia vogliamo fare delle borse vegane (artigianali e animal free, ndr.) ma dietro c’è una ideologia – sottolinea- io sono onesta con me stessa faccio le cose perché ci credo”. E cosa ne pensi degli influencer? ”E’ gente che vende roba, che mostra una cosa per guadagnarci sopra quindi solo a scopo di lucro”. Progetti futuri? ”Ho avuto un’offerta negli Stati Uniti ma a causa dello sciopero degli attori è tutto fermo – svela l’attrice – in Spagna mi hanno chiamata per un’altra proposta ma ancora non ho deciso, sicuramente ho un grande progetto di teatro in Italia”. E del suo amore, ricambiato, per la Russia (è di madre estone e nonna russa), racconta: ”Avevo diversi contratti anche lì, poi c’è stata la pandemia e ora la guerra e ormai sono tre anni che me li posticipano. Non credo che vada punito un popolo per una persona sola. Ho una mia casa di produzione – ricorda la Muti – ma non solo di film, ho iniziato a fare dei piccoli spot per aziende ecosostenibili e ora siamo entrati nella produzione del film ‘Lo sposo indeciso’ di Giorgio Amato che andrà su Netflix dove interpreto il ruolo della madre di Ilenia Pastorelli. Ma è solo l’inizio di tante altre cose. Ci sono delle belle storie che voglio raccontare”.
Cosa ne pensi del cinema italiano oggi? ”In sala ormai non è più tanto forte – dice – vanno bene solo i grandi film americani sennò si va nelle piattaforme. I francesi su questo sono molto più capaci, si sono sempre protetti dall’America e hanno tenuto alto il cinema francese. La televisione ci bombarda di film e di serie tv, i giovani attori idoli non ci sono più, c’è troppa confusione – prosegue -. In america per fare l’attore si studia molto, loro si preparano davvero. Prima i registi comandavano e dovevi fare quello che dicevano loro, ora devi andare con un tuo bagaglio forte e quindi ogni attore ha il dovere di prepararsi visto che un film si fa in anche in quattro settimane”, conclude la Muti.
(di Alisa Toaff)