(Adnkronos) – Ammonta a 72,84 miliardi di euro il totale delle risorse finora assegnate in attuazione del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), stando a quanto emerge dai dati presenti al 17 febbraio 2023 in Regis (sistema sviluppato dalla Ragioneria generale dello Stato per il monitoraggio e la rendicontazione dei progetti Pnrr) e analizzati da Centro Studi Enti Locali (Csel) per Adnkronos. All’indomani dell’approvazione del decreto Pnrr Ter che riscriverà, in parte, le regole del gioco, infatti, Csel ha posto l’attenzione sull’entità e la distribuzione territoriale delle risorse finora assegnate in attuazione del Piano. A livello territoriale, le risorse sono destinate per il 39% al Sud, per il 30% al Nord e per il 15% al Centro. Le restanti sono in parte senza attribuzione territoriale specifica (2%) e in parte destinate a più regioni (11%) o tutte le regioni (2%).
Ma quali sono le regioni che, ad oggi, hanno attratto più fondi derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza? Ad oggi, sono Sicilia, Lombardia e Campania le tre regioni sul podio: gli avvisi e i bandi Pnrr che si sono già conclusi e si sono tradotti in graduatorie definitive hanno assegnato rispettivamente 7 miliardi e 130 milioni, 7 miliardi e 112 milioni e 6 miliardi e 216 milioni a questi territori. A seguire, la Puglia con 5,8 miliardi, il Lazio con quasi 5,5 miliardi, il Piemonte (quasi 3,9 miliardi), l’Emilia-Romagna (quasi 3,8 miliardi) e la Calabria (3.450 milioni di euro).
E, ancora, la Toscana, si è assicurata finanziamenti per un totale di 3 miliardi e 326mila euro, in linea con il Veneto, che è a poco meno di 3,3 miliardi. La Sardegna è, ad oggi, ferma a quota 2,6 miliardi, seguita da Liguria (1,8 miliardi circa), Abruzzo (1,5 miliardi), Marche (1,3 miliardi), Basilicata (1 miliardo) e Umbria (931 milioni). Chiudono il cerchio il Trentino Alto Adige (823 milioni), il Molise (700 milioni) e la Valle d’Aosta (178 milioni).
L’amministrazione centrale che ha ripartito la fetta più grande di queste ingenti risorse è il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha avuto il compito di gestire avvisi e graduatorie che hanno portato, ad oggi, all’assegnazione di oltre 19 miliardi. Seguono il Viminale, con quasi 12 miliardi, il ministero della Salute (11,4 miliardi), il ministero dell’Istruzione e del merito (9,2 miliardi) e il Dipartimento per la trasformazione digitale della presidenza del Consiglio dei ministri, che ha assegnato poco meno di 7 miliardi.
Infine, uno sguardo ai soggetti attuatori che hanno catalizzato queste risorse e che avranno ora il compito di portare a termine i progetti finanziati dai fondi comunitari. L’elaborazione di Csel, basata su dati Regis e altri open data, aggiornati al 31 dicembre 2022, ha messo in evidenza come, in questa prima fase, siano stati comuni, province, regioni e città metropolitane a fare la parte del leone. Gli enti territoriali italiani sono destinatari di oltre la metà delle risorse: poco meno di 38 miliardi sui quasi 70 assegnati al 31 dicembre scorso.
Tra i principali ‘azionisti’ delle restanti risorse del Pnrr già assegnate troviamo: Infratel Italia, società in house del ministero delle Imprese, già dello Sviluppo economico (soggetto attuatore della Strategia nazionale per la banda ultralarga, che ha ottenuto oltre 6,4 miliardi di finanziamenti) e Rete Ferroviaria Italiana (azienda pubblica che gestisce l’infrastruttura ferroviaria nazionale e che si è aggiudicata quasi 5,4 miliardi). Quasi 2,3 miliardi sono stati assegnati a gestori del servizio idrico, consorzi di bonifica, regioni ed enti strumentali, oltre 600 milioni alle imprese, 300 milioni alle Università, 100 milioni ai musei statali. A gestori privati e pubblici di teatri e cinema sono andati rispettivamente circa 99 e 89 milioni di euro.