Nuovi dettagli emergono dopo la notizia della morte nella Striscia di Gaza di tre ostaggi, uccisi dai soldati israeliani nel quartiere di Shejaiya, a Gaza City, in quello che è stato descritto come un “tragico incidente”. Il Times of Israel scrive dei tre ostaggi che erano riusciti a liberarsi da Hamas, dopo essere stati rapiti il 7 ottobre scorso, e precisa che secondo un ufficiale del Comando sud, che fa riferimento alle fasi iniziali di un’inchiesta interna, tutto sarebbe iniziato quando un soldato ha individuato tre persone che uscivano da un edificio a decine di metri di distanza, dirigendosi verso di lui, tutte a torso nudo, una con una bandiera bianca, un bastone con stoffa bianca.
Il soldato, ritenendo si trattasse di una trappola di Hamas, ha aperto il fuoco e urlato “terroristi” per allertare gli altri militari, si legge. Secondo quanto emerge dell’inchiesta del Comando Sud delle Idf, il soldato ha così ucciso due persone, mentre la terza è stata ferita ed è rientrata nell’edificio da cui era uscita. E’ quindi arrivato l’ordine di fermare il fuoco. I soldati nell’area avrebbero nel frattempo sentito chiedere “aiuto” nella loro stessa lingua, in ebraico, e poco dopo l’uomo è nuovamente uscito dall’edificio, ma un altro soldato ha sparato, uccidendolo. Tutti e tre i corpi sono stati portati in Israele, precisa il giornale. Secondo l’ufficiale, entrambi i soldati hanno agito senza rispettare i protocolli.