Creare un percorso di pace in Ucraina. E’ questo l’obiettivo del summit che oggi e domani, sabato 15 e domenica 16 giugno, si svolge nel resort svizzero di Burgenstock, non lontano da Lucerna, alla presenza di rappresentanti di circa 90 tra Paesi ed organizzazioni internazionali, tra cui dovrebbe esserci anche la premier Giorgia Meloni.
Protagonista del vertice, che inizia nel giorno conclusivo del G7 a Borgo Egnazia, è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che proprio in Puglia ha incassato due importanti risultati: l’accordo bilaterale di sicurezza decennale con gli Stati Uniti, interpretato dagli osservatori come propedeutico a un ingresso di Kiev nella Nato, e l’utilizzo degli interessi sugli asset russi congelati a garanzia di un fondo da 50 miliardi di dollari che aiuterà la ricostruzione del suo Paese.
“Saranno due giorni di lavoro attivo con Paesi di tutte le parti del mondo, con nazioni diverse, ma unite dall’obiettivo comune di avvicinare una pace giusta e duratura in Ucraina”, ha detto il presidente ucraino.
Il summit per la pace, ha aggiunto, “offrirà l’opportunità alla maggioranza globale di intraprendere passi specifici in aree che contano per tutti nel mondo: la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare e il ritorno dei prigionieri di guerra e di tutte le persone deportate, compresi i bambini ucraini deportati. Al vertice parteciperanno circa 100 Paesi e organizzazioni internazionali. Sono grato a tutti coloro che hanno scelto di partecipare e di dimostrare la leadership globale e l’impegno per la pace, il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite”.
“Insieme, come maggioranza globale responsabile – ha proseguito – dobbiamo compiere ogni sforzo per garantire che le guerre, le aggressioni e l’occupazione coloniale possano finire e che non si ripetano mai. Sono certo che tutti nel mondo sono interessati alla pace giusta e al rispetto per ogni nazione. Questo è il motivo per cui il vertice è progettato in modo tale che ogni nazione abbia l’opportunità di dimostrare leadership nel raggiungimento degli obiettivi condivisi. La voce della maggioranza globale responsabile ha il potenziale per avvicinare la pace e ridare pieno vigore alla Carta delle Nazioni Unite”.
Zelensky, che a inizio settimana ha partecipato alla conferenza di Berlino, utilizzerà l’incontro svizzero per consolidare il sostegno all’Ucraina su tre temi chiave: sicurezza alimentare, sicurezza nucleare ed il ritorno dei bambini e dei prigionieri di guerra ucraini detenuti in Russia. Base programmatica della conferenza sarà la Formula di pace in 10 punti presentata da Zelensky alla fine del 2022, vista più che altro come un gesto simbolico non in grado, almeno in questa fase, di produrre risultati importanti vista l’irricevibilità da parte russa di molte richieste su cui insiste Kiev.
Il leader ucraino non ha voluto il coinvolgimento di Mosca nella conferenza, e gli svizzeri – consapevoli delle riserve russe sui colloqui – non hanno fatto partire l’invito. Berna, tuttavia, ritiene che Vladimir Putin prima o poi debba essere coinvolto nel processo ed anche gli ucraini stanno considerando questa possibilità.
Intanto il leader russo non ha avuto parole tenere per la conferenza, bollandola come “un trucco per distogliere l’attenzione”, ma allo stesso tempo si è detto pronto a sedersi al tavolo dei negoziati “anche domani”. Sottinteso alle condizioni russe. Ma da un eventuale negoziato, secondo Mosca, dovrebbe essere escluso Zelensky, ritenuto “illegittimo” perché il suo mandato presidenziale è scaduto.
Assenti Biden, Putin e Xi Jinping, e in dubbio la presenza di altri leader dei Paesi cosiddetti emergenti, il nodo che il resto del mondo proverà a sciogliere sulle sponde del Lago dei Quattro Cantoni sarà come mettere a tacere le armi di una guerra che è costata già centinaia di miliardi di dollari e ha causato migliaia di morti, che ha riportato in auge il fantasma della guerra nucleare, acuito le tensioni tra la Nato e la Russia e fatto scatenare sanzioni dure contro Mosca, le cui forze sul campo continuano a registrare modeste ma costanti conquiste territoriali nell’Ucraina orientale e nord-orientale.
Numerosi saranno i capi di Stato e di governo attesi nel resort svizzero. Direttamente dalla Puglia voleranno a Burgenstock il presidente francese, Emmanuel Macron, il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, il primo ministro britannico, Rishi Sunak, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz ed il primo ministro canadese, Justin Trudeau.
Gli Stati Uniti saranno rappresentanti dalla vice presidente Kamala Harris, che sabato incontrerà Zelensky, e dall’influente consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, mentre Biden dopo il G7 è a Los Angeles, dove lo attende una raccolta fondi per la campagna elettorale con gli attori George Clooney e Julia Roberts, nonché l’ex presidente Barack Obama.
Il presidente polacco, Andrzej Duda, farà parte della folta delegazione europea che comprende, tra gli altri, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il cancelliere austriaco Karl Nehammer, il presidente finlandese Alexander Stubb, il presidente lettone Edgars Rinkevics e la presidente della Moldavia, Maia Sandu, mentre non è chiaro a che livello saranno rappresentanti Paesi chiave come India, Sudafrica e Arabia Saudita. L’Ungheria, che ha mantenuto stretti legami con Mosca e ha criticato le sanzioni occidentali, ha annunciato che invierà il suo ministro degli Esteri, così come la Turchia. Per il Brasile ci sarà Lula.
La Cina, il principale alleato della Russia, non parteciperà ai lavori e continua a mantenere una posizione ambigua sulla guerra. Pechino ha ribadito che qualsiasi conferenza internazionale di pace debba coinvolgere sia la Russia che l’Ucraina e dichiara di voler sostenere gli sforzi per mettere fine al conflitto. Kiev, tuttavia, ha accusato la Cina di aiutare la Russia nel tentativo di sabotare il summit. Cina e Brasile hanno offerto un piano di pace alternativo, più favorevole a Mosca.