Gli Stati Uniti per ora dicono no alla terza dose del vaccino covid: per Fda e Cdc, al momento, non è necessaria. In Italia, alle prese con la variante Delta come tutti i paesi, il tema viene sottoposto agli esperti. “Che le case farmaceutiche spingano con entusiasmo per un richiamo è comprensibile, visto che gli poterebbe grandi profitti. Ma al momento non ci sono dati a supporto, per cui fanno bene Fda e Cdc a dare, per ora, parere negativo. Per il futuro stiamo attenti e teniamoci pronti”, dice il virologo Roberto Burioni, docente dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, commentando su Twitter l’annuncio di Pfizer: la casa farmaceutica vuole chiedere alle agenzie regolatorie del farmaco l’autorizzazione per una terza dose del proprio vaccino anti-Covid.
“Ben venga la pianificazione di una terza dose” di vaccino anti-Covid “perché secondo me sarà necessaria, ma in questa fase” le autorità sanitarie “hanno ragione a dire ‘vacciniamo gli altri’. La copertura ad ampio raggio è l’elemento fondamentale, poi si penserà ai richiami”, dice all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano.
“La variante Delta e altre varianti ci dimostrano che il virus ha ancora tanto da dare – rileva Pregliasco – Ma non abbiamo ancora una contezza della durata della protezione dal vaccino, che si sta piano piano capendo, ma a mio avviso sarà probabilmente necessaria a un anno di distanza”.
“Non sono favorevole alla terza dose” di vaccino anti-Covid. “Dobbiamo pensare che due dosi ci proteggono comunque contro la malattia grave e contro l’evento morte che è il motivo per cui stiamo spingendo con le vaccinazioni. La terza dose è un richiamo che credo però si farà nel 2022 e ben venga che sia anche contro le varianti. Ma fare terza dose oggi vuol dire proteggere solo contro i contagi e noi sappiamo bene che l’obiettivo non è questo, ma ridurre i decessi e le ospedalizzazioni”, dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova.
“A noi oggi, ma anche in ottobre, non devono importare i contagi, ma il numero di persone ricoverate in ospedale o che prendono le forme gravi di polmonite e per questo due dosi sono sufficienti. Concordo con Fda e Cdc: la terza dose deve essere selettiva”, rivolta a una persona “magari perché fragile o soggetto problematico. Ma non di massa”, chiarisce Bassetti riferendosi alla precisazione di Fda e Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) americani, che hanno sottolineato come le persone completamente vaccinate contro Covid-19 non abbiano bisogno di una terza dose.