Contro le variante del coronavirus, “l’obiettivo ora deve essere arrivare ad ottobre con l’80% degli italiani vaccinato. Altrimenti saranno guai”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, commentando le parole del premier Mario Draghi che sui vaccini ai minori ha sostenuto che “il problema è vedere se ora è questa la priorità. E la priorità al momento è cercare di vaccinare tutti gli over 50. Questo è l’obiettivo principale in vista dell’autunno”. “Solo con più persone vaccinate nei prossimi due mesi, compresi gli adolescenti e i ragazzi over 12, e meglio sarà. Le priorità non esistono più, dobbiamo puntare alla vaccinazione di massa. Chi ha più di 50 o 60 anni doveva già essere immunizzato, va bene quindi l’appello di Draghi. Non facciamoci però trovare impreparati, anche solo avere il 5% della popolazione non vaccinato sarebbe gravissimo e difficile da affrontare”, spiega Bassetti.
“Io lunedì mattina alle 8 vaccinerò i miei due figli di 12 e 16 anni con tanta tanta convinzione – ricorda – Spero di dare un segnale perché dobbiamo vaccinare tutti altrimenti le varianti ci metteranno in difficoltà”.
Sulla stessa linea anche l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzata.
“La variante delta (B.1.617.2D) “è un ceppo del nuovo coronavirus che, nell’autunno del 2020, è stato identificato per la prima volta in India. E’ caratterizzato da una parziale resistenza ai vaccini – spiega – pur tuttavia non immediatamente percepita in ragione di diversi fattori di confondimento che nello stato indiano, falcidiato da oltre 400mila casi al giorno, rendevano decisamente difficile un’analisi puntuale del fenomeno” dichiara Minelli.
“La piena caratterizzazione della variante delta è stata possibile con la sua diffusione in Inghilterra, che ha permesso un approfondimento e una verifica più completa del virus mutato – ricorda Minelli – Si è così potuto sapere che questa variante è più trasmissibile del 60% rispetto alla variante Alfa (nuova definizione della più nota variante ‘inglese’) che, a sua volta, era del 60% più trasmissibile del ceppo originario di Wuhan. Appare evidente come tutto questo – sottolinea – possa fornire al Sars-CoV-2 un importante vantaggio in termini di diffusione e di aggressività. La potenziale pericolosità della variante delta – prosegue – è legata fondamentalmente alla sua discreta resistenza ai vaccini, soprattutto spiccata nei soggetti vaccinati con una sola dose, per quanto possibile anche in coloro i quali abbiano ricevuto entrambe le dosi” prosegue l’immunologo
Dati inglesi pubblicati nello scorso mese di maggio riportano che soggetti vaccinati con doppia dose di Pfizer proteggono da Delta all’88% (contro il 93% per la variante Alfa), rispetto 60% di protezione attribuito al vaccino AstraZeneca che protegge al 66% contro Alfa – avverte l’immunologo – Va bene allentare le restrizioni per ora non imponendo nuovamente limiti estremi. Va bene tenere aperti bar e ristoranti a coloro i quali abbiano ricevuto i vaccini ovvero abbiano avuto i risultati negativi di tamponi recentemente effettuati. Ma sarà sempre meglio portare con sé una mascherina in modo da poterla indossare ogni qualvolta si creino condizioni per un assembramento (code, mercati, raduni, mezzi di trasporto pubblico). Così come sarà sempre il caso di prevedere l’uso del dispositivo di protezione per i soggetti fragili e immunodepressi e per coloro che li accompagnano”.
“In Italia, il quadro complessivo riferito alla variante delta per ora sembra andar bene, anche perché la situazione appare adeguatamente monitorata. Ma può cambiare rapidamente, così come è accaduto in Inghilterra dove i casi legati alla variante delta raddoppiano all’incirca ogni 11 giorni – osserva – Tuttavia, quel che si evince dai dati pubblicati in Inghilterra è che le persone immunizzate con doppia dose di vaccino reinfettate dalla variante Delta avrebbero oltre il 90% in meno di probabilità di essere ricoverate”.
Per Minelli “é assolutamente importante procedere per tempo alla piena vaccinazione degli adolescenti intanto perché, pur con più bassi livelli di gravità, i ragazzi si ammalano come gli adulti. Per questo essi costituiscono una rilevante fonte di diffusione del virus nei diversi ambienti da loro frequentati, tra i quali soprattutto la scuola che, nel prossimo autunno, non dovrà costituire un problema così come è stato nel passato anno scolastico”.
E infine “implementare i sequenziamenti dei tamponi positivi con l’obiettivo di individuare rapidamente nuove eventuali emergenze rappresentate da varianti e sottovarianti che – conclude – avendo la possibilità di sfuggire alle immunizzazioni indotte dai vaccini in corso, possono sempre rappresentare un pericolo incombente e non immediatamente controllabile”.