Vola il prezzo del gas, il problema principale è l’energia elettrica

 Il prezzo del gas è ormai fuori controllo. Il livello record toccato in queste ore, 317 euro, è un numero pieno di conseguenze. Quando si guarda agli effetti sull’economia reale, sulle attività di tutti i giorni, si pensa immediatamente ai fornelli e ai riscaldamenti, a tutte le utenze che sono alimentate dal gas. Ma l’impatto più rilevante, in Italia, è quello che riguarda l’energia elettrica. Ecco perché le implicazioni dell’aumento del prezzo del gas vanno molto oltre quelle che riguardano il consumo di gas. E rischiano di mettere in seria difficoltà le famiglie e di bloccare l’attività produttiva, con le imprese che per lavorare sono costrette a fronteggiare costi sempre più insostenibili.

Il problema è che il gas è la fonte dominante nel mix della generazione elettrica e che quindi l’aumento del costo di approvvigionamento del gas naturale determina forti ripercussioni sul mercato elettrico. Oggi il costo è pari a 0,276 €/kWh, secondo la tariffa regolata da Arera, l’Autorità per l’energia, nel mercato tutelato. Il costo kWh nel mercato libero viene invece stabilito dai singoli fornitori di energia elettrica. Nell’aggiornamento delle tariffe di ottobre, viste le quotazioni del gas, sarà inevitabile un ulteriore, consistente, rialzo anche per la luce.

Anche parlando di energia elettrica, le indicazioni più significative arrivano dalle quotazioni in Europa, anche per quanto riguarda le proporzioni del problema: l’elettricità costa ormai più di 600 euro al MWh, quando il costo medio nell’ultimo decennio è sempre rimasto tra i 20 e i 30 euro al MWh.

Di fronte a questo scenario, anche le proposte dei partiti in campagna elettorale si stanno adeguando. Tra le altre, quella del Partito Democratico prevede il controllo dei prezzi dell’energia elettrica, con l’introduzione in via transitoria per 12 mesi di un regime di prezzi amministrati attraverso la fissazione di un tetto nazionale al prezzo dell’elettricità (100 euro/Mwh) per imprese e utenze domestiche. Un’ipotesi a cui rispondono le obiezioni di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, favorevole a soluzioni europee e non nazionali. Le società che gestiscono l’energia in Italia, ha evidenziato, “sono quotate in Borsa e non nazionalizzate”. Quindi, “che facciamo? Mettiamo noi i soldi poi per far comprare a cento l’energia alle società dei Paesi Ue con cui siamo interconnessi?”.

Con un tetto europeo, meglio anche secondo il premier Mario Draghi, o con un tetto italiano, come suggerisce da tempo il leader degli industriali Carlo Bonomi, il tema del costo del gas, e soprattutto di quello connesso dell’energia elettrica, va affrontato rapidamente.

 

(Adnkronos)