Un cane può provare dolore per la morte di un altro cane che vive nella stessa famiglia. E’ quanto emerso da uno studio dell’Università Statale di Milano, condotto con l’Università di Padova e pubblicato su ‘Scientific Reports’, rivista del gruppo Nature.
Il gruppo coordinato da Federica Pirrone, ricercatrice di Etologia Veterinaria dell’ateneo milanese, ha intervistato oltre 400 persone a cui era morto un cane, mentre in casa ve n’era almeno un altro. L’86% ha osservato cambiamenti negativi nel comportamento del cane sopravvissuto dopo la morte dell’altro, ma solo quando i due cani erano legati da una relazione particolarmente amichevole o addirittura da un rapporto genitore-figlio. Questi animali erano più alla ricerca di attenzioni, mangiavano e giocavano meno ed erano, in generale, meno attivi del solito.
“Da un punto di vista ecologico – spiega Pirrone – sia i legami di affiliazione che quelli parentali sono componenti importanti della naturale organizzazione sociale dei cani liberi e questo vale anche per i cani di casa. Gli animali sociali come i cani domestici hanno una forte tendenza a cooperare e sincronizzare i loro comportamenti per mantenere la coesione e poter beneficiare dei vantaggi derivanti dal vivere insieme. Questo coordinamento – sottolinea la ricercatrice – può essere interrotto quando muore un membro del gruppo. Dunque l’interruzione di una routine sociale che, in virtù della forte affiliazione, si era creata tra le coppie di cani del nostro studio, quando entrambi gli animali erano in vita, potrebbe spiegare i cambiamenti osservati in quello che sopravvissuto dopo l’evento fatale”.
La reazione del proprietario non influenza l’animale
“Il nostro studio, per la prima volta nel panorama scientifico – evidenzia Ines Testoni, direttrice del Master Death Studies & The End of Life dell’Università di Padova – indaga contemporaneamente i comportamenti assimilabili al lutto nel cane e il lutto dei proprietari. Sorprendentemente, abbiamo notato che i diversi modi di relazionarsi agli animali e di rappresentarsi la loro vita/morte da parte del proprietario non sono apparsi correlati alle variazioni del comportamento dei cani dopo la morte del conspecifico. Questo è importante – rileva l’esperta – perché indica che il proprietario, nel descrivere queste variazioni, non stava semplicemente proiettando il proprio dolore sul suo cane, ed è quindi più probabile che le modifiche riportate siano reali”.
I cani sopravvissuti sono apparsi più impauriti dopo la morte del conspecifico, e su questo cambiamento emotivo potrebbe invece aver pesato lo stato emotivo del proprietario. Il livello di paura era infatti maggiore nei cani sopravvissuti i cui proprietari mostravano segni più evidenti di sofferenza, rabbia e trauma psicologico in seguito alla morte del proprio animale.