Acqua in bottiglia, giungla etichette: una guida per orientarsi

(Adnkronos) – Tante qualità ed etichette, caratteristiche chimiche e proprietà. Il mondo delle acque in bottiglia può essere una ‘giungla’ per il consumatore perché non sono tutte uguali. “Le distinzioni grossolane sono tra acqua gassata o frizzante, a seconda della presenza o meno di anidride carbonica, e tra acqua di rubinetto e acque minerali. Se il consumo di acqua frizzante può talvolta essere utile dopo pasti molto abbondanti, il suo impiego è assolutamente sconsigliato dal punto di vista salutistico e nutrizionale, in quanto il gas sprigionato porta alla dilatazione delle pareti gastriche, aumentando così il limite di contenimento gastrico e l’acidità dell’acqua”. Così all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione umana all’Università Lum di Bari, affiancato dalle biologhe nutrizioniste Dominga Maio e Ilaria Vergallo.  

“La scelta di consumare acqua del rubinetto è, invece, una scelta ecosostenibile ma, nonostante sia microbiologicamente sicura, ha caratteristiche chimiche ed organolettiche che dipendono dall’acquedotto e quindi variano significativamente tra Comune e Comune – afferma Minelli – L‘acqua minerale naturale appartiene ad una vasta gamma di acque, ben note da un punto di vista chimico, che si distinguono a seconda della conducibilità elettrica, del pH, della durezza data dal contenuto di carbonati di calcio e magnesio, della presenza di nitrati e a seconda del quantitativo di sali minerali disciolti, il cosiddetto residuo fisso” 

Se si volesse fare, poi, una distinzione più approfondita, “si dovrebbe più propriamente tenere conto di quanto un’acqua sia ricca di minerali in essa disciolti, ciò che consentirebbe di classificare le acque in ‘oligominerali’ e ‘minerali’ – ricordano Dominga Maio e Ilaria Vergallo – Le prime sono considerate ottime acque da tavola per il contenuto dei sali minerali che non supera i 500 mg/L e, dunque, adatte per essere bevute quotidianamente. Delle seconde invece, avendo un residuo fisso abbastanza consistente compreso tra 500 e 1500 mg/l, non è consigliabile bere più di 1 litro durante il giorno, alternandole semmai con una oligominerale. Ci sono poi acque ricche di minerali con un residuo fisso superiore a 1500 mg/l che, come tali, devono essere bevute solo ed esclusivamente a scopo curativo e sotto indicazione medica (ad esempio le acque termali)”. 

“Il fabbisogno minimo di acqua equivale alla quantità che garantisce l’equilibrio con le perdite e che previene gli effetti negativi della disidratazione, favorendo l’eliminazione dei composti solidi della dieta. In condizioni di temperature ambientali miti e per moderati livelli di attività fisica, la corretta assunzione di acqua varia a seconda dell’età, del sesso e di eventuali condizioni fisiologiche”, precisa Minelli.  

“Le regole d’oro, abitualmente dispensate da medici e nutrizionisti, sono di bere almeno 2 litri di acqua al giorno, anche se non si avverte il senso della sete e in particolare di aumentare l’introito durante i mesi estivi, distribuendo la quantità durante la giornata ed evitando di bere eccessivamente durante i pasti”, conclude l’immunologo.  

Le acqua minerali, commercializzate in bottiglia, hanno caratteristiche diverse che non sempre i consumatori conoscono in modo approfondito mentre sarebbe opportuno che chi soffre di malattie croniche, segue una o più terapia farmacologiche o vive fasi cliniche sensibili, sapesse quali acque preferire. “Tra le acque più ricche di minerali, si trovano quelle a più alta quantità di bicarbonato, indicate per tamponare l’acidità di stomaco e utili nelle patologie renali – spiega Minelli – ci sono le acque clorurate con azione equilibratrice dell’intestino; le acqua calciche indicate nella crescita, in gravidanza e nell’allattamento, in menopausa e nell’adulto come prevenzione dell’osteoporosi e dell’ipertensione; le acque magnesiche con azione lassativa e quelle ricche in fluoro utili per le prevenzione delle carie o comunque per la salute dei denti”.  

“E poi ci sono le acque sodiche, maggiormente indicate per gli sportivi, e quelle iposodiche indicate per combattere l’ipertensione, ma anche per specifiche diete, soprattutto destinate a chi soffre di ritenzione idrica, grazie alla loro capacità di favorire la diuresi e l’eliminazione dei liquidi in eccesso”, aggiunge l’immunologo.  

L’acqua, infine, “contribuisce ai processi di assorbimento dei farmaci. Da sempre si consiglia di assumere i farmaci esclusivamente con acqua e non con altre bevande, per evitare – osserva Minelli – interazioni con sostanze presenti che potrebbero potenziare o ridurre l’efficacia dello stesso farmaco o determinare la comparsa di effetti indesiderati. Ma attenzione, con l’assunzione di farmaci è da prediligere sempre acqua oligominerale – precisa l’immunologo – preferibilmente a temperatura ambiente o fresca. L’acqua calda si è dimostrata in grado di rallentare l’effetto dei farmaci, mentre l’acqua frizzante determina un assorbimento troppo veloce del principio attivo che quindi potrebbe non sortire l’effetto desiderato”. 

“Tutte le acque potabili, da rubinetto o in bottiglia, sono controllate e possono essere bevute con sicurezza”, ma “nessuna presenta indicazioni terapeutiche specifiche sulla salute. L’unica regola è bere e non ci sono controindicazioni a questo. Fermo restando precisi consigli del medico in patologie specifiche”. Infine “la convinzione, falsa, che acque ricche di calcio possano contribuire alla formazione di calcoli renali è ancora radicata, ma è un falso mito e ce ne sono altri”. Chiarisce all’Adnkronos Salute Luca Lucentini, direttore del Centro nazionale per la sicurezza delle acque dell’Istituto superiore di Sanità.  

Per quanto riguarda il rischio calcolosi per l’uso di ‘acqua sbagliata’ “non è assolutamente vero, perché la formazione dei calcoli è legata al metabolismo degli ossalati che derivano dagli alimenti, non dall’acqua. E’ invece vero che la ricchezza di calcio e magnesio, che determina la ‘durezza delle acque’ per l’uomo, che fortunatamente è differente da un elettrodomestico, è associata a una diminuzione del rischio cardiovascolare, prima causa della mortalità in Europa”. Minerale o no “la scelta dell’acqua da bere è, dunque, essenzialmente una questione di gusto”. L’acqua potabile, ricorda, “è un diritto fondamentale dell’uomo e deve essere garantito – in quantità, qualità e prezzi accessibili – a tutti mentre le acque in bottiglia sono un bene di consumo, legate a regole di mercato, ma non ci sono differenze sulla sicurezza e tutte apportano sali minerali con benefici sulla salute sia per quanto riguarda la termoregolazione sia sulle funzionalità psichiche e fisiche”.  

Le acque minerali naturali “devono essere, per legge, estratte da fonti profonde protette, la cui stabilità chimica deve essere accertata: nel bicchiere deve arrivare la stessa acqua con le caratteristiche note. Questa è una caratteristica delle acque imbottigliate mentre il profilo di quelle potabili può essere variabile come composizioni perché le fonti sono diverse e possono essere anche superficiali, come accade nel 15% dei casi”. Insomma, “si può scegliere ciò che si vuole l’importante è bere”. La ‘ricetta’ generale è “bere almeno 2 litri di acqua al giorno, quantità che – continua Lucentini – va declinata a seconda della forma fisica della persona, della temperatura esterna, dell’età. L’importante è bere anche senza avvertire il senso di sete, perché, in questo caso, già c’è una leggera disidratazione, che è più decisa nell’anziano e nel bambino. Anche questa leggera disidratazione, però, crea già alterazioni delle nostre performance fisiche e psichiche. Bere regolarmente è fondamentale” 

 

(Adnkronos)