(Adnkronos) – Secondo i dati Istat relativi all’anno 2021, complessivamente la spesa dei Comuni italiani per i servizi sociali, assistenziali e socioeducativi è stata di 10,3 miliardi di euro, di cui 1,2 miliardi rimborsati dal SSN e 745 milioni legati alla contribuzione a carico dei cittadini. La spesa è aumentata a livello nazionale del 6,7% rispetto al 2020 (4,7% considerando l’inflazione) con un maggiore incremento al Sud. Permangono notevoli differenze tra le diverse aree, in particolare tra il Nord-Est dove si registra una spesa media di 197 euro pro-capite e il Sud 72 euro.
A livello regionale, i Comuni dell’Isola nel 2021 hanno speso 279 euro pro-capite per interventi e servizi sociali, una cifra importante specie se rapportata con altre regioni del Sud come la Campania e la Sicilia, che rispettivamente spendono solo 66 e 86 euro e, oltretutto, quasi doppia rispetto alla media nazionale che si attesta a 142 euro per cittadino.
In valore assoluto la spesa per il welfare in Sardegna nel 2021 è stata di oltre 443 milioni di euro, cifra che rappresenta il 5,3% del totale nazionale. Oltre la metà della spesa totale è stata destinata ai servizi dedicati ai disabili, poco più del 20% sono stati spesi per famiglie e minori, il 13,9% per gli anziani, l’11,5% per il contrasto alla povertà e al disagio sociale. Seguono altre voci di spesa minori.
Tra le categorie di utenti a cui sono destinate le singole voci di spesa sociale e assistenziale, i disabili sono i principali beneficiari. Infatti, oltre 225 milioni di euro sono stati spesi per servizi e interventi a loro dedicati. Una cifra che in percentuale rappresenta il 49,9% della spesa totale per il welfare sull’Isola nell’anno 2021.
Un dato percentuale che pone la Sardegna al primo posto tra le regioni italiane, seguita a lunga distanza dall’Abruzzo che ha destinato il 36,9% del totale della spesa sociale ai disabili. Al terzo posto le Marche con il 33%.
Al contrario, risulta molto inferiore alla media nazionale del 37,4% la percentuale di spesa sociale dedicata a famiglie e minori che infatti rappresenta il 20,3% del totale delle voci di spesa. Ancora più ridotta risulta la percentuale di spesa per servizi agli anziani, solo il 14% del totale regionale. L’11,6% della spesa è invece destinato al contrasto alla povertà e al disagio sociale.
Per sostenere la spesa sociale in Sardegna i fondi regionali hanno un ruolo fondamentale visto che contribuiscono per il 55,4% del totale, un dato di tre volte superiore alla media nazionale del 18,3%, che pone la regione al secondo posto in Italia dietro soltanto alla Valle d’Aosta.
I fondi indistinti per le politiche sociali raggiungono, invece, il 20,4% del totale dei finanziamenti per la spesa sociale sull’Isola, seguiti dalle risorse proprie dei comuni che rappresentano il 14,7%, seconda percentuale più bassa dietro solo ai comuni della Valle d’Aosta che contribuiscono per l’11,5% al welfare regionale.
Infine, i fondi vincolati per le politiche sociali provenienti dallo Stato o dall’Unione europea costituiscono solo il 6,2% del totale dei finanziamenti disponibili per la spesa sociale sull’Isola, una percentuale inferiore quasi della metà rispetto alla media delle regioni italiane.
Per quanto riguarda le aree di destinazione, il 48,3% della spesa sociale e socioassistenziale dei comuni singoli e associati della Sardegna è destinato a interventi e servizi diretti del welfare regionale. Una percentuale di quasi dieci punti superiore alla media delle altre regioni.
Il 39,6% del totale, invece, rientra nei trasferimenti diretti in denaro sotto forma di voucher, assegni di cura, buoni sociosanitari e simili. Si tratta di una metodologia di sostegno sociale piuttosto ricorrente sull’Isola e infatti rappresenta la percentuale più elevata a livello nazionale.
Se la regione è al primo posto in Italia, davanti a Veneto e Friuli, nella percentuale di spesa per il welfare dedicata ai trasferimenti in denaro ai cittadini che necessitano di sostegno sociale, è invece all’ultimo posto nell’area relativa alle strutture, alle quali viene destinato solo il 12,1% del totale della spesa sociale.
Nell’attuazione del welfare una funzione importante è svolta dagli interventi di consulenza professionale e informazione ai cittadini sui servizi disponibili, nonché le attività di supporto alle persone in situazione di disagio o difficoltà. In questo ambito, la percentuale maggiore di spesa dei comuni sardi è dedicata ai servizi professionali per i disabili con il 31,2% del totale, più del doppio della media nazionale.
La seconda voce di spesa per i servizi socioprofessionali è dedicata a famiglie e minori in difficoltà con il 24,1% del totale, una delle percentuali più basse tra le regioni italiane, alle spalle soltanto di Piemonte (23,9%) e Friuli Venezia-Giulia (21,3%).
I servizi professionali relativi a povertà, disagio adulti e senza dimora rappresentano la terza area di intervento per importanza, raccogliendo il 23,9% del totale della spesa sociale dei comuni della Sardegna, una percentuale leggermente superiore alla media delle altre regioni.
Tra le principali prestazioni di welfare diretto ai cittadini anziani, disabili, con patologie gravi o difficoltà fisiche, psichiche o sensoriali, si trovano l’assistenza domiciliare socioassistenziale, l’assistenza domiciliare integrata con i servizi sanitari, i servizi di prossimità, la teleassistenza, la distribuzione dei pasti, oltre a voucher, assegni di cura e buono sociosanitari.
Nel 2021 la spesa dei comuni della Sardegna è stata dedicata per il 61,4% ai servizi di assistenza domiciliare socioassistenziale, tre punti oltre la media delle altre regioni. Il 21,9%% del totale è stato destinato alla voce voucher, assegni di cura e buoni sociosanitari.
Decisamente inferiore la quota di spesa riservata all’assistenza domiciliare integrata con i servizi sanitari che raggiunge il 7%, una percentuale al di sotto della media nazionale che si attesta al 10,4%. Lo 0,7% è stato destinato alla distribuzione pasti e/o servizi di lavanderia a domicilio, mentre un ulteriore 9% rientra alla voce altri servizi di assistenza domiciliare.
Uno degli indicatori del livello dei servizi e interventi di welfare è dato dalla capacità di enti comunali e associazioni di soddisfare le richieste dei cittadini. In questo senso, la Sardegna nel 2021 si trovava tra le ultime cinque regioni italiane.
Infatti, la percentuale di mancate risposte è stata pari al 34,7% del totale di richieste di interventi e servizi sociali, ben 12 punti oltre la media nazionale. Peggio della Sardegna hanno fatto soltanto Calabria (54,8%), Campania (48,8%), Molise (47,9%) e Abruzzo (37,9%).
Su un totale di 406 enti attivi sul territorio regionale tra associazioni e comuni, 141 risultano non rispondenti. In particolare, dei 377 comuni sardi, 246 hanno risposto alle istanze dei cittadini, mentre 131 non hanno dato seguito alle loro richieste. A livello di associazioni attive nella fornitura di servizi e interventi sociali, su un totale di 29 enti, 19 hanno risposto, 10 no.
Il Governo regionale nella dichiarazione programmatica della presidente Alessandra Todde del 10 maggio 2024, ha sottolineato l’impellente necessità di innovare le politiche sociali attraverso la messa in campo di percorsi che coinvolgano attivamente le istituzioni politiche e amministrative del territorio. Percorsi che necessitano di investimenti diretti nella sicurezza sociale e nella protezione economica delle persone più fragili con particolare riferimento a educazione, lotta all’emarginazione e misure di inclusione sociale.
Tra gli interventi a sostegno delle famiglie e dei minori, la Giunta Regionale con delibera del 10 luglio 2024 ha confermato per il triennio 2024-2026 il piano di interventi per l’accesso ai servizi della prima infanzia tramite l’abbattimento della retta per la frequenza di nidi e micronidi. La misura nota come “nidi gratis”, cumulabile con il bonus nido erogato dall’Inps, prevede 200 euro mensili per 11 mesi, per ciascun figlio da 0 a 36 mesi, in caso di Isee inferiore a 40 mila euro.
Con riferimento all’assistenza a malati e disabili sono in vigore diversi piani di intervento tra cui “Mi prendo cura” e “Ritornare a casa plus”, dedicati rispettivamente a malati di SLA e sclerosi e a soggetti in stato di totale perdita di autonomia che necessitano di assistenza quotidiana. In questo senso, di recente la Direzione Politiche Sociali della Regione ha liquidato 2 milioni di euro in favore dei comuni per il primo dei due piani e 2,6 milioni di euro in favore degli enti gestori degli ambiti “plus” del secondo piano.