Approvato emendamento di Zolezzi (M5S), risparmi per 300mila euro nella gestione di rifiuti sanitari a Mantova

MANTOVA – “Promuovere la gestione dei rifiuti sanitari a rischio infettivo mediante sterilizzazione “in situ” presso strutture sanitarie pubbliche e private”. Questo emendamento a prima firma Alberto Zolezzi (Movimento 5 Stelle) e sottoscritto da tutti i parlamentari pentastellati della Commissione Ambiente della Camera, oggi è diventato legge in seguito all’approvazione definitiva del Dl Liquidità in Senato.
“E’ una proposta che punta ad un miglioramento normativo per quanto riguarda la gestione dei rifiuti sanitari a rischio infettivo – spiega Zolezzi – tali rifiuti, per la durata dell’emergenza, dopo esser stati trattati con metodi adeguati di sterilizzazione, verranno sottoposti al regime giuridico dei rifiuti urbani e non a quello degli speciali. Procedura che ha causato, finora, poco interesse per questa filiera a causa della scarsa concorrenza e i costi a valle dell’intero processo”.
“Con un altro emendamento al DL “Rilancio” intendo consentire l’accesso a finanziamenti del decreto del Fare (2013) per l’acquisto di impianti di sterilizzazione “in situ” dei rifiuti presso le strutture ospedaliere. In futuro si dovrà recuperare i rifiuti sterilizzati come materia (procedura già utilizzata all’estero dove si trasformano in asfalto e materiali per arredi esterni). Questo potrà passare dalla riscrittura del DPR 254 del 2003, la normativa di settore scritta ormai in un’altra era”.
“Considerando – prosegue Zolezzi – che il massimo trattamento annuo di un impianto di sterilizzazione in situ, con brevetto italiano, corrisponde a 220 t annue, con due impianti modulati si potrebbero trattare anche i rifiuti a rischio infettivo prodotti dall’ospedale Carlo Poma di Mantova. Si tratta di un risparmio di oltre 300mila euro all’anno con questa metodica. Sicuramente molto più sicura perché il virus viene inattivato in giornata. Proprio oggi il Direttore dell’ISS Brusaferro, in audizione in Commissione Ecomafie, ha certificato che i rifiuti una volta sterilizzati non sono più pericolosi. Questo rafforza il senso dell’emendamento auspicando che venga reso strutturale riciclare questi rifiuti, anche dopo l’emergenza Covid”.
In questo modo si incentiva una filiera alternativa e virtuosa allo smaltimento che oggi avviene spesso anche a centinaia di chilometri di distanza. Inoltre – conclude Zolezzi – la sterilizzazione in situ consente anche di ridurre l’inquinamento (sia gli interferenti endocrini che il particolato prodotto anche dai mezzi di trasporto)”.
L’approvazione del Decreto Liquidità consentirà non solo di smaltire questi rifiuti sterilizzati (discarica e incenerimento) ma anche di riciclarli con gli impianti di selezione appositi riducendo quindi le quantità a smaltimento.
Il trattamento di sterilizzazione “in situ” è praticato in buona parte del mondo, oltre 50 paesi utilizzano il brevetto italiano del “calore frizionale” con riscaldamento a 150°C e presto tale brevetto sbarcherà anche in Cina. Questo metodo consente un trattamento in giornata dei rifiuti prodotti nelle strutture sanitarie ed elimina il rischio.
Vari studi relativi al nuovo Coronavirus hanno trovato il virus dopo 9 giorni sui rifiuti sanitari e il metodo classico di trasporto dei rifiuti ancora infetti, ogni 5 giorni, a impianti di smaltimento risulta di dubbia utilità perché a quel punto di virus non c’è più traccia.  Si spendono così 1.700 euro a tonnellata anche per movimentare camion semivuoti. Una volta sterilizzati  i rifiuti possono essere stoccati e trasportati solo quando il volume è adeguato ai mezzi di trasporto. 
Il vantaggio della sterilizzazione in situ è anche economico, la spesa a regime è di circa 500 euro a tonnellata. In Italia vorrebbe dire risparmiare ogni anno circa 140 milioni di euro oltre che ridurre diossine e polveri sottili.