MANTOVA – Gli artigiani italiani si ‘arrendono’ e quelli mantovani si inseriscono in questo solco preoccupante. Negli ultimi 10 anni a livello nazionale sono diminuiti di quasi 300mila unità mentre nella provincia virgiliana erano 17.720 le imprese artigiane nel 2012 a fronte delle 14.059 registrate nel 2021. Il calo è stato dunque di 3.661 aziende, il 20,7% in meno.
A rilevarlo è la Cgia che sottolinea: fiaccati dal boom degli affitti, dalle tasse, dall’insufficiente ricambio generazionale, dalla contrazione del volume d’affari provocato dalla storica concorrenza della grande distribuzione e, da qualche anno, anche dal commercio elettronico, gli artigiani stanno diminuendo in maniera spaventosa.
Negli ultimi 10 anni, infatti, il numero dei titolari, dei soci e dei collaboratori artigiani iscritti all’Inps è crollato di quasi 300mila unità, per la precisione 281.9251. E’ un’emorragia continua che sta colpendo, in particolar modo, l’artigianato tradizionale, quello che con la sua presenza, storia e cultura ha contrassegnato, sino a qualche decennio fa, tantissime vie delle nostre città e dei paesi di provincia rileva l’Ufficio studi della Cgia.
Basta osservare con attenzione, sottolinea la Cgia, i quartieri di periferia e i centri storici per accorgersi che sono tantissime le insegne che sono state rimosse e altrettante sono le vetrine non più allestite, perennemente sporche e con le saracinesche abbassate. Sono un segnale inequivocabile del peggioramento della qualità della vita di molte realtà urbane. Le città, infatti, non sono costituite solo da piazze, monumenti, palazzi e nastri d’asfalto, ma, anche, da luoghi di scambio dove le persone si incontrano anche per fare solo due chiacchere.
La Cgia evidenzia che queste micro attività conservano l’identità di una comunità e sono uno straordinario presidio in grado di rafforzare la coesione sociale di un territorio. Insomma, con meno botteghe e negozi di vicinato, diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione d’uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e più insicure le zone urbane che subiscono queste chiusure, penalizzando soprattutto gli anziani. Una platea sempre più numerosa della popolazione italiana che conta più di 10 milioni di over 70. Non disponendo spesso dell’auto e senza botteghe sotto casa, per molti di loro fare la spesa è diventato un grosso problema.
Secondo la Cgia i mestieri arigiani tradizionali in declino sono:
° autoriparatori (verniciatori, battilamiera, meccanici, etc.);
• calzolai;
• corniciai;
• fabbri;
• falegnami;
• fotografi;
• impagliatori;
• lattonieri;
• lavasecco;
• materassai;
• orafi;
• orologiai;
• pellettieri;
• restauratori;
• ricamatrici;
• riparatori di elettrodomestici;
• sarti;
• stuccatori;
• tappezzieri;
• tipografi;
• vetrai.
Per contro, invece, i settori artigiani che stanno vivendo una fase di espansione importante sono quelli delle aree appartenenti al benessere e all’informatica. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un forte aumento degli acconciatori, degli estetisti, dei massaggiatori e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. Purtroppo, l’aumento di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico, con il risultato che la platea degli artigiani è in costante diminuzione.