Bondanello: una via per Antonio Colombini, medico “condotto” illuminato, tra i primi a sostenere l’importanza dello sport per la salute

BONDANELLO (MOGLIA) – Una via dedicata a quel medico condotto, così si chiamavano allora, che a Bondanello di Moglia curò intere generazioni per ben 35 anni.
E’ quanto avverrà domenica prossima 19 dicembre alle ore 15 con l’intitolazione di una strada al dottor Antonio Colombini che fu medico a Bondanello dal 1939 al 1974 e per 15 anni presidente dell’associazione sportiva “Walter Vaccari”.
Antonio Colombini nasce a Formigine (MO) il 4 giugno 1904, quarto di undici figli, da una famiglia di modesti proprietari terrieri. Dopo essersi laureato, all’università di Modena in Medicina e Chirurgia il 6 luglio 1935, prestò il servizio militare all’ospedale militare di Verona e dopo alcune esperienze al nosocomio civile di Asola e come medico condotto ad Acquanegra e Quistello nel 1939 si trasferì a Bondanello ove rimase fino al 13 settembre 1974 quando andato in pensione e tornò a risiedere a Modena.
In un periodo in cui abbiamo riscoperto il valore della sanità territoriale non pare banale rendere omaggio a un medico che viveva il proprio mestiere con passione, ogni giorno dell’anno per tutte le 24 ore.
Colombini soleva ripetere che il “medico deve rassicurare il paziente infondendogli fiducia nella guarigione” e che “la diagnosi era più importante della cura”, considerando l’individuazione precoce della malattia quale vero banco di prova per ogni medico.
Già negli anni cinquanta poneva grandi aspettative nel progresso scientifico tanto che sosteneva che la ricerca avrebbe portato a risultati sorprendenti. Autore di diverse pubblicazioni ricevette unanimi apprezzamenti dalla comunità medica quando diagnosticò a un cittadino bondanellese, che nessun specialista riusciva a curare, il “morbo di Banti” (malattia della milza, quasi sconosciuta nel mantovano a quei tempi).
Anche dopo essersi trasferito, per ragioni famigliari, a Modena continuò ancora per alcuni anni a tornare un paio di volte alla settimana a Bondanello per rivedere i suoi pazienti per mantenere quel legame umano che aveva con tutta la comunità.
Convinto del valore dello sport per il benessere psico-fisico delle persone (tanto che si narra prescrivesse più ore di tennis che medicine) fu tra i promotori della costruzione del primo campo da tennis a Bondanello nel 1960 quando in tutta la provincia di Mantova strutture simili si contavano sulle dita di una mano.

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