Coldiretti compie 80 anni. Mantova fu subito protagonista dell’organizzazione con Ferdinando Truzzi

MANTOVA – Dal 1944 al 2024: 80 anni di Coldiretti. Anche a Mantova il “compleanno” del sindacato di rappresentanza degli agricoltori, vera forza sociale nel Paese, sarà celebrato. Appuntamento martedì mattina (dalle ore 10 alle 12) al PalaUnical in località Boma, con un’assemblea che ripercorrerà il momento della fondazione ad opera di Paolo Bonomi (rimarrà presidente sino al 1980) per toccare le più recenti battaglie sindacali, dalla mucca pazza alla legge di Orientamento agricolo, dall’etichettatura alla Politica agricola comune (Pac), passando per la tutela della biodiversità e il contrasto alla fauna selvatica.
La storia della Coldiretti inizia nell’ottobre del 1944 ma il percorso parte già un anno prima. Come scrive il giornalista Gianfranco Quaglia: “in piena guerra. Bonomi, che aveva aderito all’Azione Cattolica, a Roma incontra Alcide De Gasperi e comincia ad abbracciare la Resistenza. E’ un giovane agrimensore che a causa della guerra ha dovuto abbandonare gli studi di Economia all’Università di Torino. Proprio per la sua vicinanza al mondo rurale, il Governo Badoglio gli conferisce l’incarico di commissario della Federazione dei coltivatori diretti. E’ il primo passo che lo porterà, un anno dopo, nell’ottobre 1944, alla costituzione della Coltivatori Diretti vera e propria. Ancora clandestina, ma già strutturata e forte di migliaia di aderenti.

La nascita di quel sindacato si ispirava ai principi cattolici, alla scuola cristiano-sociale e aveva lo scopo di “agire in tutti i campi per difendere la gente della terra ed elevare economicamente e socialmente le classi contadine…”. Una rivoluzione, ma senza moti di piazza. Bonomi sapeva di poter contare su una marea di donne e uomini che per troppo tempo non avevano mai conosciuto dignità, certezze, riconoscimenti. Il primo raduno di quella gente a Roma, fu oceanico. Bonomi non arringava, non urlava; si limitava a esaltare il lavoro di quelle persone e di quel mondo che conosceva bene sin da quando portava i calzoni corti e gli zoccoli. Per questo era un leader amato e animato dalla forza della ragione e da milioni di braccia silenziose che credettero da subito in lui. Più che promesse indicò la strada di un cambiamento epocale incardinato su pochi, ma pratici provvedimenti: per primi la l’assistenza sanitaria e la previdenza (mutua e pensione), istituti di garanzia che cambiarono la vita di quei contadini, la maggior parte fittavoli, mezzadri, piccoli proprietari ai margini.

E portò anche la forza dei campi in Parlamento. Già deputato alla Costituente, fu eletto a Montecitorio nelle file della Democrazia Cristiana sino alla sua morte, nel 1985. E proprio nel partito dello Scudo Crociato Bonomi fece sentire il peso del settore primario, come mai nessuno altro riuscirà a fare dopo di lui: sugli scranni della Camera riuscì a portare un’ottantina di deputati, tutti eletti dai coltivatori diretti d’Italia”.

FERDINANDO TRUZZI, IL MANTOVANO CHE LEGO’ IL SUO NOME ALLE LEGGI CHE CAMBIARONO LA VITA DEGLI AGRICOLTORI

Tra loro c’era anche un mantovano, Ferdinando Truzzi, di Pegognaga che sarebbe diventato il braccio destro di Bonomi nonché il suo vice presidente nazionale.
Classe 1909, le storie narrano che nel 1948 Truzzi ricevette la notizia di essere stato eletto deputato nelle file della Democrazia Cristiana mentre era nella stalla a mungere.

Truzzi è stato presidente della Coldiretti mantovana dal 1949 al 1992. Negli anni ’80 è stato alla guida della Federazione italiana dei consorzi agrari. E’ stato eletto ininterrottamente in Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato per otto legislature, ed è stato componente e presidente della commissione agricoltura e membro della direzione nazionale della Democrazia cristiana.
Uomo di grande intelligenza e lungimiranza, abilissimo nel tessere relazioni, il suo nome è legato a molte leggi e provvedimenti che hanno riguardato il settore agricolo come la riforma agraria del 1950, o la conquista della mutua e della previdenza per chi lavorava la terra.  Per l’agricoltura mantovana, che conosceva nel profondo, ha sempre avuto un occhio di riguardo. E’ morto a Roma all’età di 101 anni.