Corneliani, ora la battaglia sugli esuberi. Palazzi: “servono anni per accompagnare le persone”. Al Mise anche una proposta della famiglia

MANTOVA – E’ un lungo applauso quello che ha accolto questa mattina l’arrivo dei sindacalisti e del sindaco di Mantova Mattia Palazzi al presidio della Corneliani il giorno dopo il tavolo del Mise che ha sancito la continuità aziendale attraverso la costituzione di una newco con il Fondo Investcorp, che avrà il 51% del pacchetto azionario, e Invitalia che deterrà il 49% delle quote al massimo per un periodo di 5 anni (vedi: Risolta crisi Corneliani: investimento di 17 milioni in una newco. Giorgetti: ridiamo futuro ai lavoratori).
Ma sul tavolo del Mise sono stati messi come condizione anche 150 esuberi, praticamente un terzo degli attuali lavoratori di via Panizza (vedi: Una newco per il futuro della Corneliani ma ci sono 150 esuberi e dopo 90 anni la famiglia esce di scena) ed è su questo punto che stamani si sono concentrati gli interventi dei rappresentanti sindacali, in particolare del segretario generale della Filctem Cgil di Mantova Michele Orezzi che ha spiegato come ora, insieme al piano industriale dell’azienda, approderà sul tavolo del Mise la trattativa sindacale. Obiettivo tentare di salvare il maggior numero possibile di posti di lavoro e far si che gli esuberi avvengano innanzitutto con scivoli pensionistici in un tempo più ampio possibile. “Esuberi che dovranno essere attuati anche pensando all’operatività dell’azienda” hanno ribadito i sindacati che hanno sottolineato come un problema grosso della vertenza sia quello rappresentato dal fattore tempo visto che tutto deve essere concluso entro il 15 aprile, termine entro il quale l’azienda dovrà presentare al tribunale la domanda di concordato.
E dall’intervento di Orezzi di stamani arriva tra l’altro la conferma di quella che ieri era solo una voce ventilata: la presentazione di una seconda proposta al tavolo del Mise da parte della famiglia Corneliani che però non sarebbe stata presa in considerazione in quanto collegata al capo terzo del decreto Rilancio e non al secondo come richiedeva il Mise per poter sbloccare i 10 milioni di euro del fondo Salva imprese. Non è stato specificato al presidio in cosa consistesse la proposta avanzata nella fattispecie da Stefano Corneliani, anche lui ieri presente al tavolo del Mise.
Approfondendo la questione si viene però a sapere che si trattava di una proposta che prevedeva un investimento minore rispetto ai 7 milioni di Investcorp ma aveva un’importante peculiarità: manteneva tutti i posti di lavoro.
Il capo tre incideva però sulle tempistiche in quanto la procedura avrebbe previsto una richiesta formale a Bruxelles, e sarebbe stato questo proprio il principale ostacolo alla possibilità di recepimento della proposta. C’è chi dice che comunque sarebbe stata una strada da valutare soprattutto perché garantiva tutti i posti di lavoro e perché avrebbe portato i soldi dello Stato a un’impresa italiana e non a un fondo del Bahrein che oltretutto ha annunciato un piano esuberi.
Chi sostiene la bontà della soluzione newco Investcorp-Invitalia insiste invece proprio sui tempi ristrettissimi per portare a termine l’operazione e sul fatto che a questo punto non si poteva più rischiare.
Se i tempi per la conclusione della vertenza sono stretti, sono invece tempi ampi quelli che chiede il sindaco Mattia Palazzi per completare il piano degli esuberi. “Se lo Stato rimane socio cinque anni, questo deve essere il tempo minimo per accompagnare i processi, anche di trasmissione delle competenze, ma pure per accompagnare le persone”.
Palazzi ha anche sottolineato l’importanza che lo Stato metta degli incentivi in futuro per chi si impegna a riportare il tessile in Italia, unica possibilità secondo il primo cittadino per permettere di mantenere la qualità delle produzioni.