Ha iniziato a piangere per la paura di non farcela e per il rimpianto di non essersi vaccinato contro il coronavirus quando poteva farlo. È stata questa la reazione del paziente no-vax di 71 anni ricoverato in Terapia intensiva a Treviso, dov’è tuttora intubato, quando i medici gli hanno spiegato che una forma così grave di infezione era stata la conseguenza della sua scelta di non vaccinarsi contro il Covid.
A riferire i dettagli della vicenda è stato Mario Peta, anestesista rianimatore e coordinatore per l’emergenza Covid nel settore della Rianimazione dell’ospedale Ca’ Foncello.
Sempre nello stesso ospedale si sta curando una anziana di 85 anni, anche lei non vaccinata e ricoverata nel reparto di Malattie Infettive, che sarebbe stata contagiata dalla figlia a sua volta non immunizzata.
Intanto sta rimbalzando in tutta Europa la notizia del medico inglese no vax Faisal Bashir, 54 anni che nei mesi scorsi, convinto che il virus non l’avrebbe colpito, ha rifiutato il vaccino contro il Covid: “Non farlo è stato il più grande errore della mia vita”, è stato costretto ad ammettere da un letto del reparto di rianimazione del Bradford Royal Infirmary, a Bradford. “Mi era stato offerto il vaccino, ma ero arrogante”, racconta, spiegando che si sentiva particolarmente in forma e non credeva che il virus avrebbe avuto su di lui gravi conseguenze. “Ma la verità era che non potevo evitare il virus. Mi ha preso. Non so come o dove”.
Ma sono dunque i no vax a finire in questo periodo in ospedale?
“Oggi all’ospedale Niguarda di Milano “ci sono 13 ricoverati per Covid, 4 in terapia intensiva e 9 in degenza ordinaria in Malattie infettive. I pazienti che arrivano adesso sono principalmente non vaccinati e, in misura minore, non vaccinati col ciclo completo, quindi solo con la prima dose. La maggior parte non ha fatto né prima né seconda. Non tutti sono no vax, c’è chi non ha fatto in tempo a vaccinarsi”. A raccontarlo all’Adnkronos Salute è Massimo Puoti, direttore Malattie infettive del Niguarda. “Tra i 9 ricoverati in degenza ordinaria c’è chi ha dichiarato apertamente di non aver voluto fare il vaccino. Sono un po’ di tutte le fasce d’età, c’è chi si è pentito e chi invece resta convinto, irriducibile. E dice: ok ora mi faccio la malattia e va bene così. Questi hanno un’età media più bassa, intorno ai 50-60 anni. Ma non solo: anche una persona molto anziana, di 90 anni, ha ammesso di non aver voluto fare il vaccino. Una persona autonoma, per quanto sola, e consapevole di questa possibilità, che però non l’ha deliberatamente colta”.
Nel caso delle terapie intensive è “più difficile tracciare un identikit. I ricoveri sono molto lunghi – osserva Puoti – e sì, c’è gente non vaccinata, ma entrata da settimane in ospedale. Ormai però il quadro è chiaro: a prendere questa malattia in forma grave oggi sono in particolare e in massima misura i non vaccinati. Quindi è importante arrivare a completare i cicli vaccinali nel maggior numero di persone possibile al più presto. O a settembre potremmo assistere anche noi a un aumento dei ricoveri”, gioco forza, “se i contagi aumentano”.
Un concetto che viene ribadito anche all’estero. Secondo quanto riporta il ‘New York Times’ online, per esempio, il direttore dei Cdc statunitensi Rochelle P. Walensky, ha definito quella in corso adesso la “pandemia dei non vaccinati”. La variante Delta, conclude l’infettivologo di Niguarda, “appare essere altamente contagiosa. Noi la intercettiamo almeno nel 50% dei pazienti e questa percentuale è destinata ad aumentare. Se si riesce a diminuire al minimo la quota di non vaccinati, però, la situazione rimane sotto controllo”.
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