Respirare aria pulita, bere acqua potabile, coltivare frutta e verdura in terre fertili: da azioni semplici come queste dipende la nostra vita su questo Pianeta. Ogni giorno l’interazione tra organismi viventi, suolo, aria, risorse idriche e geologiche ci fornisce gratuitamente servizi ecosistemici indispensabili per la nostra sopravvivenza. Questi beni essenziali – generati dal capitale naturale della Terra – spesso rischiano di venire trascurati: ci rendiamo conto della loro importanza solo quando il meccanismo si rompe e l’equilibrio salta. Siccità, dissesto idrogeologico, inquinamento, eventi metereologici estremi, estinzione di piante e animali sono solo alcuni dei fenomeni causati dalla crisi climatica alla quale stiamo assistendo.
Per invertire la rotta è necessario intervenire con azioni concrete. Per questo motivo, Fondazione Cariverona ha deciso di lanciare il bando Capitale Naturale, mettendo a disposizione fondi per 2,75 milioni di euro. L’obiettivo dell’iniziativa – alla quale è possibile partecipare presentando domanda entro il 15 settembre 2023 – è sostenere progetti che contribuiscano a tutelare, ripristinare e valorizzare la biodiversità e il capitale naturale nei territori di riferimento, fornendo risposte efficaci alle sfide che minacciano la vita sulla Terra.
Il bando, alla sua prima edizione, identifica tre categorie d’intervento. Innanzitutto, il contrasto alla perdita di biodiversità e la salvaguardia degli ecosistemi naturali. Le stime sottolineano che, nel mondo, un milione di specie di piante, insetti, uccelli, mammiferi sono a rischio estinzione e ogni giorno ne scompaiono fino a 200, con gravi ripercussioni sulla salute del Pianeta oltre che dell’uomo. La seconda linea d’azione riguarda lo sviluppo di nuove aree verdi nelle città e nei contesti periurbani, anche attraverso attività di riforestazione. Gli studi dimostrano che parchi, giardini, alberi, ecc. svolgono un ruolo essenziale nel mitigare i fenomeni estremi legati alla crisi che stiamo vivendo, dal contenimento delle ondate di calore alla lotta all’inquinamento. La terza categoria, infine, mette al centro le Nature-Based Solutions per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Secondo la definizione dell’Ue, si tratta di soluzioni economicamente vantaggiose, ispirate e supportate dalla natura, in grado di produrre benefici ambientali oltre che sociali per costruire ecosistemi resilienti.
“I fatti di cronaca testimoniano l’urgenza con la quale dobbiamo intervenire per proteggere il nostro capitale naturale – commenta Alessandro Mazzucco, presidente di Fondazione Cariverona – È necessario mostrarsi all’altezza delle sfide poste dall’attuale crisi climatica, investendo nello studio scientifico dei fenomeni, creando alleanze ampie e sinergiche tra gli attori locali, elaborando soluzioni efficaci e innovative. I progetti di questo bando sono chiamati a dare risposte concrete, definendo chiaramente il loro impatto in termini di sostenibilità ambientale. Dal successo di iniziative come questa, parte del primo obiettivo strategico della fondazione, dipende il futuro dei nostri territori e delle comunità che li abitano”.
Le candidature – presentate da reti di partner pubblici e privati non profit – dovranno garantire un miglioramento incrementale e quantificabile dei parametri ambientali di riferimento attraverso specifiche attività di monitoraggio. Il contributo richiedibile alla fondazione è compreso tra 150 e 300mila euro: l’ente proponente dovrà inoltre prevedere una quota di cofinanziamento pari ad almeno il 20% del costo complessivo del progetto.
L’iniziativa di Fondazione Cariverona si inserisce in una più ampia strategia internazionale, definita dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 e dalla Strategia sulla biodiversità dell’Unione europea. A livello nazionale il comitato Capitale naturale per l’Italia (composto da ministeri, regioni, enti di ricerca, ecc.) sottolinea che “la nostra deve essere la prima generazione che lascia i sistemi naturali e la biodiversità in uno stato migliore di quello che ha ereditato”. Individuando come baseline il 2020, l’ente lavora per ottenere entro il 2030 il blocco della perdita della biodiversità e l’inversione dei processi del suo degrado, insieme ai primi risultati di una grande “opera pubblica” in grado di ripristinare quegli ambienti terresti e marini “che costituiscono la base fondamentale del nostro benessere e della nostra salute”.