MILANO – Questa mattina la Commissione regionale sanità ha audito diverse sigle (Uneba Lombardia, Arlea, Confcooperative Federsolidarietà Lombardia, Forum del Terzo Settore regionale, Fondazione Brescia Solidale Onlus e Presidente AGEsPI Lombardia) di rappresentanti dei gestori dei centri per anziani e disabili.
Gestione centri disabili e Rsa lombarde, Fiasconaro (M5S): “Tanti problemi da risolvere”
“Sono molte le incongruenze e le problematiche sollevate dai rappresentanti dei gestori del sistema socio-sanitario lombardo – ha commentato il consigliere regionale dei 5Stelle Andrea Fiasconaro -. Trattare tutti i centri socio-sanitari alla stessa maniera senza distinguere le diverse esigenze tra anziani e disabili è il più macroscopico errore.
Le nuove modalità di accesso alle strutture – continua – sono gravose e scaricano tutte le responsabilità, i costi e le funzioni che dovrebbero essere organizzate dalle ATS e dalle USCA sui centri anziani e disabili”.
Si parla poi dell’accesso dei parenti all’interno delle strutture: “Non è ben definito. L’eccezionalità di alcuni accessi, ad esempio per le persone terminali, deve avere regole diverse rispetto agli accessi dei parenti dei disabili, ai quali andrebbe garantito un piano di azione specifico che si articoli a seconda delle diverse esigenze dell’utenza.
Le politiche della regione hanno aggravato le incombenze sui centri con un peggioramento nella disponibilità di risorse umane, economiche e di conseguenza nell’offerta di servizi. In questo momento di grave crisi del settore socio-sanitario è necessario assumere decisioni che facciano i conti con la realtà.”
“Serve anche certezza sulle strutture sanitarie in cui effettuare eventuali trasferimenti di nuovi contagiati. Tutti questi aspetti vanno rivisti molto rapidamente, i rappresentanti dei gestori hanno lamentato un livello di ascolto molto scarso da parte dell’assessorato al Welfare ed hanno deciso di lasciare all’attenzione della commissione il documento fatto da Regione Veneto che secondo gli auditi si proietta in una fase 3, a differenza di quello di Regione Lombardia che resta ancorato in una Fase 1 e mezzo . L’Unica alternativa è che il Presidente Fontana avochi a sé le funzioni e, supportato da esperti, faccia norme utili e puntuali per il sistema socio-sanitario lombardo”.