Gori: “pazienti non trattabili lasciati morire”. Bufera sulle dichiarazioni del sindaco di Bergamo

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BERGAMO “Anche il dato dei pazienti in terapia intensiva può trarre in inganno. Sembra che la crescita stia rallentando, invece è solo perché non ci sono più posti di terapia intensiva (se ne aggiungono pochi con grande fatica). I pazienti che non possono essere trattati sono lasciati morire”. Un tweet di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, alimenta discussioni e polemiche. Tra le risposte al messaggio, spicca quella del medico Salvo Di Grazia, il cui profilo @MedBunker è seguito da oltre 22mila persone: “Ma mi scusi, lei sindaco di una città dice su Twitter che i pazienti “sono lasciati morire”? Ma si rende conto di quello che ha scritto?”.
Gori replica: “È purtroppo ciò che sta accadendo, come emerge dalle testimonianze dei medici impegnati in prima linea negli ospedali. Ma ha ragione, avrei dovuto dirlo in modo più delicato. Di questo mi sono scusato”. Interviene anche Selvaggia Lucarelli: “Ho chiesto a un medico che lavora giorno e notte a Crema e ha smentito categoricamente”. “Io avrei dovuto dirlo con maggiore delicatezza, mi scuso, ma purtroppo la situazione è davvero drammatica” scrive Gori

C’è invece chi si dice d’accordo con le parole dirette del sindaco di Bergamo, come un utente, che ha scritto: “Purtroppo troppi italiani si stanno rivelando privi di sensibilità. Quindi i messaggi crudi e diretti posso servire ad aprire loro gli occhi, anche se chi se ne frega non è qui su Twitter a leggerci, in media. Ma ben venga la paura, se serve”. Simile il pensiero di un altro ragazzo: “Ha fatto benissimo ad essere così chiaro, da una settimana tutte le istituzioni di Regione Lombardia stanno chiedendo misure più drastiche ma il governo non ci sente, se possiamo ancora ridurre il danno dobbiamo farlo adesso ma in modo drastico”. Lo stesso Gori, parlando a Fanpage nella giornata di ieri, aveva aggiunto: “Qui la situazione è preoccupante perché mancano posti letto in terapia intensiva, mancano gli strumenti, mancano i medici. Noi non possiamo reggere il ritmo attuale dei contagi: allo stato attuale, raddoppiano ogni tre giorni. Noi già tra tre giorni faremo fatica a reggere il numero di persone che richiedono la terapia intensiva”.