Guerra in Ucraina, il M5S lombardo chiede “lo stop all’escalation di armamenti”. Presentata la mozione

MILANO – «Il nostro obiettivo è quello farci portavoce di una soluzione politica pacifica, giusta, equilibrata e duratura. Basta con l’escalation del riarmo, sì a un’escalation diplomatica in cui l’Italia deve tornare protagonista», queste le parole di  Marco Degli Angeli, consigliere regionale del M5S, che martedì discuterà in Consiglio Regionale la mozione: “Sostegno ad una soluzione politica pacifica, giusta, equilibrata e duratura del conflitto in corso in Ucraina” sottoscritta da tutto il Movimento.

«Dobbiamo alzare la testa, facendo fronte comune, e riportare buon senso tra i Paesi europei. Questa escalation militare è inaccettabile e ci sta portando verso il baratro. Il parlamento ha il bavaglio e le decisioni non possono essere calate dall’alto, o da altri Paese, senza un coinvolgimento del Parlamento e quindi dei cittadini italiani – spiega ancora Degli Angeli -. Colmare un divario fra due visioni in completa antitesi può apparire impossibile, se non cercando una soluzione diplomatica e pienamente in linea con i principi di diritto internazionale: perseguire una logica di incremento di armi, anziché ragionare in termini di pacificazione, non porta che ad un prolungamento e inasprimento del conflitto in grado di minacciare la prosperità economica e la pace in Europa, assieme alla stabilità mondiale. Dalla nostra regione, inoltre, ci stanno arrivando segnali più che preoccupanti. Se blocchiamo e mettiamo in ginocchio la Lombardia, crolla il Paese. Nel frattempo, imprese e cittadini sono sempre più in difficoltà. Non è più accettabile».

La mozione, che sarà discussa in aula il prossimo martedì 3 maggio, chiede alla Giunta di “farsi parte attiva con il Governo Italiano così da promuovere tutti gli sforzi necessari, da espletarsi in sede europea, euro-atlantica e internazionale, affinché si possa contrastare il rischio di un’ulteriore escalation militare, preferendo, al crescente invio delle armi, il rilancio delle negoziazioni diplomatiche”. necessario, dunque, secondo il M5S lombardo valutare le principali conseguenze che il perdurare del conflitto potrebbero causare: «In primo luogo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, in Lombardia oltre 20mila imprese agricole si trovano costrette a lavorare in una condizione di reddito negativo. Confindustria Lombardia ha lanciato un grido d’allarme, dicendosi seriamente preoccupata: i rincari energetici stanno mettendo in ginocchio soprattutto le piccole medie imprese e una rilevante parte delle realtà produttive lombarde, potrebbe trovarsi a rischio chiusura. A preoccupare, però, è soprattutto il report di Bankitalia. Senza il Gas russo, l’Italia rischia due anni di recessione. Le attività siderurgiche ad alta intensità verrebbero letteralmente strozzate e l’inflazione potrebbe toccare l’8%. Una conseguenza disastrosa di per sé, ma il danno peggior verrà subito dalle tante famiglie italiane già in ristrettezze economiche. Motivo per cui fermare il conflitto al più presto è un dovere morale e umanitario, che l’Italia ha tutto l’interesse di perseguire».

Conclude Degli Angeli: «Fino ad oggi, la guerra tra Ucraina e Russia ha portato un bilancio di almeno 2.104 morti e 2.862 feriti tra i civili tra cui 71 bambini, 39 ragazze, 60 ragazzi e 333 donne. Considerando che l’articolo 11 della nostra Costituzione recita che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, questi numeri dovrebbero spingere in modo convincente vero la necessità di trovare una risoluzioni pacifica quanto prima, e per questo motivo come ultimo impegno ho chiesto che la mozione consiliare venga inviata al Presidente della Repubblica affinché, anche a fronte di molti pareri di stimati costituzionalisti in merito alla questione delle armi, valuti il possibile conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato ai sensi dell’articolo 134 della Costituzione in merito a quanto disposto dall’articolo 11 della Costituzione stessa».