Il Partito Comunista: “Solidarietà alle femministe sanzionate per lo striscione sulla 194”

Monica Perugini
Monica Perugini del Partito Comunista

MANTOVA – Il Partito Comunista si schiera a fianco delle donne del collettivo femminista che nei giorni scorsi hanno affisso in alcuni punti della città degli striscioni per commemorare la promulgazione della Legge 194 sull’aborto. Gli striscioni sono stati poi fatti rimuovere e il collettivo resosi responsabile del gesto è stato multato.

“Esprimiamo la nostra solidarietà – si legge nel comunicato – alle compagne del collettivo mantovano che hanno affisso lo striscione, ricordando come la Legge 194 debba essere difesa e il suo cattivo funzionamento, a 42 anni dalla promulgazione, sia da imputarsi sostanzialmente alla possibilità dei medici di obiettare: una pratica questa che, troppo spesso, e in modo evidente, non è frutto di uno scrupolo di coscienza ma una scelta strumentale, dettata da calcoli personali che mettono a serio repentaglio l’intera ratio della norma. In una città poi, dove ad ogni angoli, troviamo striscioni che inneggiano alla squadra di calcio, a vecchie lotte sindacali ormai consunte e purtroppo, perse, alla speranza che vada tutto bene, compresi gli inviti ai matrimoni… proprio lo striscione che ricorda come questa sacrosanta conquista delle donne e dell’intera società, dovesse infastidire, è francamente stupefacente! Siamo anche noi convinti/e che l’applicazione della legge 194 debba essere compiuta, ovvero permetta sempre alla donna di scegliere, disporre di una continuità sanitaria che tuteli la sua salute soprattutto attraverso la prevenzione e i servizi territoriali come i consultori e che il servizio sanitario, oggi più che mai, debba essere pubblico ed universale. Con questo governo che si dice il più a sinistra della storia, tuttavia, le cose non potranno mai andare in tal modo, giacché la revisione della Costituzione ed in particolare del titolo V, permette tanti sistemi sanitari diversi quante sono le Regioni! L’intenzione di tornare sui propri passi, poi, non sembra essere in calendario, visto che siedono al governo coloro che della Costituzione volevano farne definitivamente carta straccia solo qualche anno fa. I risultati sono ovunque i medesimi, sia che amministri la destra che la così detta sinistra: privatizzazioni, smantellamento della sanità pubblica, riduzione dei posti letto e dei servizi di base e di prossimità. Quanto all’obiezione si tratta a nostro avviso di una eclatante violazione sia dei principi di legge che dell’etica: come si può permettere ad un dipendente di una struttura pubblica di opporsi alla applicazione di una legge di uno Stato laico per motivi etici?”

“Eppure oggi così è – proseguono i comunisti -, con l’ulteriore aggravante che, per contro, ci sono medici che, trasferendosi da un ospedale all’altro, praticano quasi esclusivamente interruzioni di gravidanza, intervenendo, come si suol dire, a gettone, in quanto in molte strutture vi sono solo medici obiettori. Un obbrobrio, se consideriamo la problematica che stiamo affrontando e che andrebbe di certo seguita con continuità e ben altra attenzione. I partiti al governo, così attenti ai diritti civili, dimenticano di difendere il più importante, quello conseguito a seguito di lotte portate avanti sia dalle donne che dal movimento operaio più di 40 anni orsono, quando il movimento di lotta era potente e poteva influenzare le scelte di governi dalle posizioni dichiaratamente reazionarie. Si è trattato, infatti, di una reale conquista sociale, caratteristica di una sanità universale. Nell’odierno linguaggio “aziendalese” dei manager privati che governano per davvero il nostro paese, tali conquiste non possono avere dignità, perché l’idea è di privatizzare ed esternalizzare ogni aspetto della vita sociale, attaccando le condizioni di vita di lavoratori, precari e pensionati, giovani generazioni. La lotta per difendere il diritto alla interruzione alla gravidanza e quel che resta della Legge 194, deve dunque essere la lotta dell’intero movimento operaio e popolare che sta crescendo in queste settimane da Taranto a Varese, per una società diversa da quella attuale che metta al bando sfruttamento e precariato: in caso contrario le dimostrazioni si ridurranno a testimonianza, pure fastidiosa anche per i solerti governanti dai calzini arcobaleno, ma limitata”.