Il plasma iperimmune ha azzerato la mortalità tra i pazienti trattati. Prima, in forme analoghe di gravità, decessi tra il 30 e il 60%

MANTOVA – Il plasma iperimmune ha azzerato la mortalità nei pazienti Covid trattati che avevano sviluppato una forma severa della malattia. Prima della partenza della sperimentazione, a Mantova la percentuale di decessi di pazienti in analoghe condizioni oscillava tra il 30 e il 60%.
Sono risultati davvero sorprendenti quelli raggiunti all’ospedale Carlo Poma dove è partita nelle scorse settimane la sperimentazione con l’infusione di plasma di donatori guariti, carico di anticorpi neutralizzanti, in pazienti con una forma grave o medio grave della patologia di recente insorgenza. Sperimentazione portata avanti in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia.
Ne abbiamo parlato con il primario di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale del Carlo Poma Massimo Franchini, che è stato il primo proprio a spingere perchè si intraprendesse questa strada. “Eravamo in una situazione drammatica – spiega Franchini – il trattamento con plasma con anticorpi è stato utilizzato ormai da cento anni come terapia antivirale, è comunque sicuro e non presenta rischi, quindi ho insistito perchè anche al Poma si facesse partire questa sperimentazione”.
E i dati stanno dando ragione. “Si nei 25 pazienti trattati la carica virale si è ridotta moltissimo e il miglioramento clinico è stato netto. Trattiamo pazienti con malattia di recente insorgenza perchè il plasma è più efficace se si interviene nella fase precoce della malattia. Dopo l’infusione, c’è una riduzione importante della carica virale e questo si traduce in un miglioramento clinico”.
Franchini parla di un vero e proprio dramma causato dal Covid ma proprio all’interno di questo dramma, con la partenza della sperimentazione del plasma, praticamente tutto l’ospedale è stato coinvolto e ognuno ha cercato e sta cercando di dare il meglio di sè. “C’è una sinergia incredibile tra i diversi reparti – prosegue il primario – un confronto continuo. E’ emozionante vedere che pur in questa situazione difficilissima si può fare qualcosa di utile che ha un riscontro immediato”.
Per non parlare delle centinaia di richieste che arrivano da parte di potenziali donatori: ex pazienti Covid che vogliono dare il proprio contributo per aiutare nella lotta contro il virus. “Ci contattano telefonicamente, via mail anche via whatsapp pur di poter essere selezionati per diventare donatori”. Franchini, impegnato al pari di altri suoi colleghi a scrivere in questi giorni, o meglio “nelle notti che sono l’unico momento libero rimasto” pubblicazioni sulla sperimentazione da lui seguita, parla anche del “rinascimento scientifico” che si è innescato a seguito del Covid con tantissimi studi e centinaia di pubblicazioni che stanno cercando di far conoscere questo virus fino a pochi mesi fa completamente sconosciuto.
E intanto si pensa ovviamente al futuro con il congelamento delle sacche di plasma che mantengono così tutte le loro caratteristiche attuali compresi gli anticorpi neutralizzanti.
Insomma l’ospedale Carlo Poma è ormai entrato nel firmamento delle eccellenze per la cura del Covid. E’ arrivato un riconoscimento sia del governatore Attilio Fontana che della Protezione Civile e non c’è praticamente giornale o trasmissione televisiva che si occupi di Covid che non abbia parlato del plasma iperimmune sperimentato a Mantova oggi sicuramente una delle armi più efficaci per fronteggiare l’epidemia.