SUZZARA – “Ancora una volta si muore sul lavoro! In attesa di comprendere le dinamiche
dell’infortunio mortale, denunciamo che in provincia di Mantova un’altra vita umana è
stata spezzata sul lavoro ed è stata strappata all’affetto della sua famiglia.
Ci stringiamo attorno alla famiglia della lavoratrice colpita dal grave lutto, alla quale
vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza e solidarietà”.
Così i segretari generali della Fiom Cgil di Mantova Marco Massari e della Uilm Uil Cremona-Mantova Luciano Di Pardo e il segretario della Fim Cisl Asse del Po Stefano Brindi che intervengono sul tragico infortunio sul lavoro avvenuto alla B.C.L di Suzzara ribadendo come “da tempo continuiamo ad avvertire e chiedere di tenere alta la guardia e l’attenzione sugli infortuni. Troppi quelli che ancora accadono nelle nostre imprese”.
“Per questo riteniamo che si debba fare molto di più per salvare la vita e la salute delle
lavoratrici e dei lavoratori: ribadiamo che è necessario rafforzare gli ispettori dell’ATS e dell’ITL in modo da averne un numero sufficiente a garantire più controlli.
Questo, unito alle sanzioni per chi non rispetta la legge, è la prima forma di prevenzione; introdurre la patente che riconosca alle aziende i meriti e penalizzi quelle che non si curano della salute e della sicurezza dei lavoratori, anche mediante l’esclusione perpetua dal sistema degli appalti pubblici e privati.
Si deve inoltre accrescere l’informazione, la formazione in tutti i posti di lavoro, così come vanno rafforzate le forme di coinvolgimento e partecipazione degli RLS, infine, per accrescere l’educazione della salute e sicurezza, vanno introdotti percorsi formativi sulla salute e sicurezza nel ciclo scolastico delle scuole superiori” continuano i sindacalisti dei metalmeccanici.
“Ci rivolgiamo alle autorità locali, alle istituzioni preposte e alle associazioni
imprenditoriali del settore metalmeccanico affinché l’impegno alla salute e sicurezza nei
posti di lavoro, parta dalla cultura delle aziende. La salute e sicurezza non si realizza con le sole norme, se la cultura dominante è quella che la vita e la salute vengono dopo il guadagno. Per questo chiediamo un cambio di rotta: zero morti sul lavoro deve essere l’imperativo di tutti” concludono i tre segretari di categoria.
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