“Valorizzare i talenti degli studenti al fine di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, migliorare l’orientamento , sviluppare competenze fondamentali per lo sviluppo dei territori e la competitività delle imprese, favorire il trasferimento tecnologico”. Sono le principali finalità della sperimentazione dei nuovi percorsi della filiera formativa tecnologico-professionale, il cui disegno di legge di riforma è stato approvato dalla Commissione VII del Senato. Il disegno di legge sarà calendarizzato in aula per l’approvazione definitiva dopo la legge di Bilancio.
La riforma, che entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico, prevede l’introduzione del modello cosiddetto “4+2”, con il raccordo tra i percorsi dell’istruzione tecnica e professionale, di durata quadriennale e il sistema degli Its Academy, dove gli alunni seguiranno l’ultimo biennio formativo. Gli istituti tecnici e professionali, anche aderenti a una rete di scuole, che vorranno candidarsi a partecipare alla sperimentazione, dovranno presentare il progetto entro il 30 dicembre. A partire, appunto, dall’anno scolastico 2024-2025 saranno attivate le classi prime dei nuovi percorsi, con le iscrizioni previste dal 18 gennaio al 10 febbraio prossimi.
Attualmente, soltanto pochi istituti volontari aderiscono già al modello 4+2, mentre in futuro il nuovo piano verrà esteso a tutti. Questa piccola rivoluzione fa parte del decreto del Ministero dell’Istruzione e del Merito ed è in attesa della necessaria approvazione del Disegno di legge Valditara. L’obiettivo è coinvolgere 1.000 istituti “quadriennali” e renderli meritevoli degli investimenti possibili attraverso l’uso del Pnrr. Ciò servirà a incentivare l’apprendimento “on the job” e l’internazionalizzazione della scuola mediante certificazioni specifiche e metodologie innovative quali il Clil (Content and Language Integrated Learning). Questa riforma introduce, quindi, la riduzione degli anni scolastici obbligatori (che passano da 5 a 4) ma, soprattutto, genera una maggior flessibilità del programma di studi e una più stretta correlazione col tessuto produttivo locale.
“Si tratta di una riforma ambiziosa molto attesa dalle scuole e dal mondo produttivo e in cui questo governo crede fortemente. Avremo una filiera della formazione tecnica e professionale di serie A, grazie al potenziamento delle discipline di base e all’incremento di quelle laboratoriali e professionalizzanti; sarà più forte il raccordo fra scuola e impresa, si punterà molto anche sull’internazionalizzazione e sulla ricerca. Il nostro obiettivo è che i giovani abbiano la preparazione adeguata per trovare più rapidamente un impiego qualificato e che le imprese abbiano le professionalità necessarie per essere competitive” dichiara il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
Secondo l’ultimo rapporto Excelsior di Unioncamere, il 49% delle professionalità richieste dal sistema produttivo nazionale è di difficile reperimento, con un picco del 64,5% per gli operai specializzati.
Critica nei confronti del provvedimento invece la capogruppo del Partito democratico in Commissione Cultura del Senato, Cecilia D’Elia che parla di “riforma confusa e affrettata. A gennaio le famiglie si troveranno a dover scegliere, senza avere chiaro quali scuole aderiscono e quali Regioni sono davvero pronte”
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