MANTOVA – L’emergenza diventa più importante giorno dopo giorno, anzi ora dopo ora. E l’allarme con essa cresce perché quello che sta accadendo nelle Case di Riposo è un dramma di cui non si vede la fine.
Ecco perché le segreterie generali di Cgil, Cisl e Uil di Mantova hanno chiesto ancora sabato scorso un incontro urgente a Prefettura, Asst e Ats ma oggi, quando sono passati quindi “già cinque giorni – spiegano i sindacati – solo l’Ats ci ha risposto”.
Com’è possibile? I sindacati vogliono che si affronti al più presto la situazione che significa mancanza di mascherine e altri dispositivi di protezione ancora in molte delle strutture per anziani, la formazione del personale che non è preparato a gestire un’emergenza simile, la questione dei tamponi che non può essere fatta solo ai dipendenti e agli ospiti sintomatici perché così il contagio non si ferma, l’isolamento di chi è positivo, e la cura dei malati che nella stragrande maggioranza dei casi non arrivano nemmeno agli ospedali. C’è bisogno quindi che le Rsa vengano fornite dei farmaci utilizzati nei protocolli anti-Covid, delle strumentazioni necessarie per gestire in loco gli ammalati, come quelle per l’ossigenoterapia.
Ieri Forza Italia a Mantova ha chiesto al sindaco Mattia Palazzi di fare chiarezza riguardo quanto sta accadendo alle Rsa Mazzali e a quelle gestite da Aspef. Al Mazzali i contagi sono numerosi al punto che sono stati ricavati ben tre reparti Covid di cui uno per i malati di Alzheimer.
A livello lombardo le associazioni che si occupano di welfare continuano a denunciare la situazione.
Lunedì scorso, come riportato da Il Fatto Quotidiano: “il Forum del Terzo Settore insieme a Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative Italiane-Welfare Lombardia, l’ha definita la “strage degli innocenti” in riferimento alla mancanza di presa in carico, da parte della sanità lombarda, dei pazienti più fragili che vengono contagiati dal covid. Tanto che nelle sole Case che ospitano anziani non più autosufficienti, le Rsa, si prevedono almeno 6mila morti” ma i numeri potrebbero essere ben più alti”.
Un quadro drammatico che, come ha riferito l’avvocato Luca Degani, presidente dell’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale (Uneba) in Lombardia, ha decretato nel silenzio di troppi la fine “dell’universalità del Servizio sanitario nazionale”.