Lavoratori in sciopero contro il decreto. “troppe le attività non essenziali lasciate aperte”

Lavoratori in sciopero contro il decreto.

MANTOVA Sciopero di metalmeccanici, tessili, chimici e lavoratori della plastica domani a Mantova e in Lombardia per protestare con l’ultimo decreto ministeriale per il contenimento da contagio da coronavirus che avrebbe inserito troppe attività ritenute non essenziali tra quelle che possono rimanere aperte.

METALMECCANICI 
I metalmeccanici della Lombardia annunciano uno sciopero per domani mercoledì 25 marzo per chiedere il blocco delle attività non necessarie per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Fim, Fiom e Uilm della Lombardia ricorda che il decreto del Governo “ha definito i settori indispensabili che possono continuare le attività nei prossimi giorni. Riteniamo che l’elenco sia stato allargato eccessivamente, ricomprendendovi settori di dubbia importanza ed essenzialità”. Secondo i sindacati il decreto “assegna alle imprese una inaccettabile discrezionalità per continuare le loro attività con una semplice dichiarazione alle prefetture. Tutte scelte che piegano, ancora una volta, la vita è la salute delle persone alle logiche del profitto. Noi non ci stiamo. L’elenco delle aziende essenziali deve ricomprendere solo quelle attività strettamente necessarie e indispensabili per il funzionamento del Paese e non deve lasciare margini di interpretazione e discrezionalità”.

TESSILI E CHIMICI 

I sindacati regionali lombardi Filtem Cgil, Femca Cisl, Uiltec, hanno proclamato per mercoledì 25 marzo uno sciopero regionale di 8 ore dei lavoratori delle aziende del settore chimico, tessile, gomma-plastica che non hanno produzioni essenziali e di pubblica utilità.
Il decreto del Governo firmato ieri inserisce “molte attività non essenziali né indispensabili tra quelle che possono continuare a lavorare” si legge nella notta unitaria in cui i confederali indicono la mobilitazione, spiegando che “registriamo che il Governo ha ceduto alle indebite pressioni di Confindustria: il profitto e l’economia hanno avuto il sopravvento su salute e sicurezza”.
“L’aver inserito nelle attività d’impresa da considerare essenziali (gli ormai famosi codici ATECO) una serie di attività di vario genere che di essenziale non hanno nulla, depotenzia il decreto e crea l’effetto di ridurre ai minimi termini il numero delle lavoratrici e dei lavoratori che potranno rimanere a casa” ribadiscono i Cigl Cisl e Uil, proclamando lo stop del lavoro “in tutte le aziende che non hanno produzioni davvero essenziali e di pubblica utilità per le necessità del Paese e in tutti quei luoghi di lavoro dove non ricorrano le condizioni di sicurezza”.
“Chiediamo alle associazioni datoriali e alle aziende di avere senso di responsabilità e di non determinare ulteriori tensioni ed esasperazioni tra i lavoratori” prosegue la nota, che si conclude “auspichiamo pertanto l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per consentire la fermata dei lavoratori”.