Luca ha vinto la sua battaglia più dura. “Un grande grazie al primario di Pneumologia del Poma e al suo staff. Aiutiamo il reparto con una donazione”

MANTOVA – La sua storia aveva tenuto in tanti con il fiato sospeso. Quella del 43enne di Casatico di Marcaria rimasto a casa con la febbre alta per ben una settimana prima di essere ricoverato all’ospedale Carlo Poma, e questo nonostante il suo medico curante Fabio Grandi e il sindaco Carlo Alberto Malatesta per giorni avessero tentato in tutti i modi di far intervenire le autorità sanitarie così da far attivare i protocolli per i casi sospetti di coronavirus.
Poi lo stesso giorno del ricovero il dottor Grandi, che aveva intuito da subito che la situazione era molto seria, aveva chiamato in Regione esasperato minacciando di far arrivare un’ambulanza e far trasportare il paziente in ospedale sotto la sua responsabilità.
Così arriva finalmente l’ambulanza, poi il trasporto al Poma, ben due tamponi negativi ma quella febbre e quella polmonite bilaterale troppo correlabile al coronavirus e quindi viene eseguito un terzo tampone che dà la conferma del contagio. Seguono giorni difficili, con un quadro clinico molto complesso, ma ora fortunatamente il peggio è alle spalle.
Luca Riva, ed è lui stesso a dirci di pubblicare tranquillamente il suo nome, sta decisamente meglio: la polmonite è stata debellata e la febbre se ne è andata da giorni, questa mattina è stato trasferito dal Poma all’ospedale di Asola dove dovrà rimanere per circa una settimana per completare le cure. Poi potrà far rientro a casa dove dovrà rimanere però ancora in isolamento fino a quando non sarà diventato negativo al virus.
E il motivo principale perchè Luca ha deciso di parlare della sua storia in prima persona è perchè vuole ringraziare ed elogiare l’operato del primario di Pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova Giuseppe De Donno e tutto lo staff del reparto.
Un medico di una bravura incredibile e nello stesso tempo di una umanità straordinaria – racconta Luca – era disponibile, sempre incoraggiante, si faceva dare del tu come se fosse l’amico della porta accanto. Tutte le sere prima di andare a casa veniva sempre a salutarmi. Un professionista e un uomo davvero eccezionale. E lo stesso devo dire di tutta la sua equipe, degli infermieri e di tutti gli operatori del reparto. Stanno facendo un lavoro straordinario, senza mai mollare un attimo – continua – Vanno aiutati, per questo vorrei sollecitare gli imprenditori, o chi ha le possibilità economiche, di fare una donazione al reparto di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma”.
Ora che il peggio è fortunatamente alle spalle, come ripensa a quanto passato? C’è stato un momento in cui ha avuto paura?
Il momento in cui ho avuto più paura è stato quando sono arrivato in ospedale. All’inizio non si sapeva se sarei finito in rianimazione o altro. Poi invece sono stato ricoverato nella terapia intensiva della Pneumologia e tutto è andato bene.
E dei giorni in cui era a casa, da solo, con la febbre alta, cosa ci dice?
E’ stata dura, rimanere giorni interi con la febbre a oltre 38,5 e non potermi far vedere da un medico perchè i protocolli giustamente non lo permettevano, quelli dell’Ats continuavano a dire che l’indomani sarebbe venuto qualcuno ma poi non arrivava mai nessuno. A tal proposito devo ringraziare il sindaco Malatesta e il dottor Grandi per quanto hanno fatto. Non solo si sono adoperati in tutti i modi per far si che venissi visitato ma poi, una volta ricoverato, non hanno mai smesso di informarsi. Il dottor Grandi è stato anche in ospedale per accertarsi di quale fosse davvero il mio quadro clinico.. Grazie davvero ad entrambi.
C’è tanta gente che durante queste settimane ha fatto il tifo per lei. C’è qualche messaggio che vorrebbe far arrivare ai mantovani?
Ringrazio tutti e a tutti la raccomandazione: attenetevi scrupolosamente alle regole. E’ l’unico modo che abbiamo per vincere questa importantissima battaglia.