Mantova, beni confiscati alla mafia: pochi quelli assegnati. Uno acquistato dalla Prefettura per i profughi

MANTOVA – Sono arrivati a 110 i beni confiscati alla mafia nel Mantovano. Appartamenti, ville, terreni, capannoni ad uso artigianale e commerciale distribuiti in otto comuni della provincia virgiliana tra cui Mantova, Suzzara, Curtatone e Viadana.
Attualmente solo però una decina dei beni confiscati in provincia di Mantova sono ritornati in uso alla collettività, come prevede la legge. Ed è proprio sulla difficoltà a riassegnare i beni confiscati alla mafia che si è concentrato gran parte dell’incontro, tenutosi oggi pomeriggio alla Casa del Mantegna e promosso dal Coordinamento Provinciale sulla legalità, che ha visto al tavolo dei relatori il prefetto di Mantova, Gerlando Iorio, il presidente della Provincia e sindaco di Curtatone Carlo Bottani e il  presidente dello stesso Coordinamento Luigi Gaetti. In platea diversi rappresentanti di enti locali ed associazioni che hanno interloquito sul tema sollevando una serie di problematiche.
E’ il prefetto a spiegare che nell’ultimo anno e mezzo è stato difficilissimo procedere alle riassegnazioni. “I Comuni non riescono a farsi carico dei costi di recupero e di gestione di queste strutture, al punto che uno di questi beni che nessuno voleva lo abbiamo acquistato come Prefettura con l’intento di destinarlo all’accoglienza dei profughi”.
Insomma la confisca dei beni alla mafia da grande opportunità per i territori com’era vista a legge appena promulgata (risale al 1996) sembra diventata ora un fardello molto pesante da cui stare lontano.
Le difficoltà della riassegnazione sono emerse già da anni, non a caso “il decreto sicurezza del 2018 ha dato la possibilità di procedere, a certe condizioni e con una serie di cautele, alla vendita dei beni confiscati alla mafia rimasti inutilizzati” spiega Gaetti che in passato ha seguito da vicino il fenomeno sia da sottosegretario al ministero dell’Interno che da vicepresidente della commissione parlamentare antimafia.
Iorio cita un unico esempio di cooperazione positiva tra i vari soggetti che sta portando a Curtatone all’assegnazione di immobili con un progetto collegato all’Università. Il prefetto vuole mantenersi il più cauto possibile e non dice altro su questo progetto esattamente come non cita altre ipotesi di assegnazione di immobili a cui si starebbe lavorando sempre nel comune dell’hinterland.
Dalla platea gli interventi sembrerebbero però far capire che l’interesse verso immobili confiscati c’è. Il primo a parlare è Marco Monici, di Arci Mantova, che ricorda al prefetto come dalla sua associazione sia partita ancora mesi fa una formale “richiesta alla Prefettura per aprire un circolo proprio a Curtatone ma dalla Prefettura non sia mai arrivata risposta”.
“Anche noi potremmo essere interessati a un immobile” gli fa eco Laura Amadei di Fondazione Futuro che si occupa dei progetti del “Dopo di noi” e che spiega le difficoltà economiche insormontabili per una associazione come quella da lei rappresentata per affittare una casa o accendere un mutuo per acquistarla.
Il prefetto Iorio risponde a entrambi spiegando che l’obiettivo della Prefettura era quello di creare delle progettualità condivise da una molteplicità di soggetti. Non essendoci riusciti a questo punto si valuterà anche l’assegnazione ad associazioni singole.
A difendere l’operato dei Comuni ci pensa Donatella Panizzi, consigliere provinciale e comunale a Viadana. “Bisogna dare più visibilità ai beni confiscati, non sappiamo la loro esatta ubicazione, mancano i dati catastali, non abbiamo alcun tipo di informazione”. E poi torna la questione della mancanza di fondi. “L’assegnazione di un bene dovrebbe prevedere anche la possibilità di avere le risorse per poterlo sistemare e gestire, senza di queste è impossibile per un Comune pensare di poterlo richiedere” conclude Panizzi.