MANTOVA – Il mondo mantovano della scuola e della fisica in lutto per la scomparsa a 90 anni del professor Maurizio Francesio, uno degli emblemi dell’insegnamento della fisica. Francesio è deceduto all’ospedale Carlo Poma ieri mattina dove era stato ricoverato domenica pomeriggio quando era stato colto da un malore sulla strada di ritorno verso casa dal seggio, dove era stato a votare per i referendum insieme alla moglie. Francesio è stato una figura davvero importante e un punto di riferimento nell’ambito dell’insegnamento della fisica in Italia, in particolare a Mantova.
Non solo docente appassionato e innovatore, ma anche promotore di un metodo didattico che ha saputo avvicinare generazioni di studenti a una materia spesso considerata difficile. Formatosi all’Università Statale di Milano, completando poi un’esperienza importante al MIT di Boston, e’ stato a lungo docente di fisica presso il Liceo Scientifico Belfiore dove è stato tra gli artefici del corso pilota di fisica e poi all’Istituto Tecnico Fermi dove è rimasto fino al 1999 quando è andato in pensione. E’ stato membro e anche presidente nazionale dell’Associazione per l’insegnamento della fisica (AIF), direttore della rivista “La fisica nella scuola” tra il 1978 e il 1981.Tra i principali promotori in Italia del programma PSSC (Physical Science Study Committee), volto a rinnovare l’insegnamento della fisica con un approccio più sperimentale e moderno. E’ stato anche formatore nazionale nei corsi per l’introduzione dell’informatica nei curricoli di matematica e fisica.

I colleghi, oltre alle sue capacità scientifiche e didattiche che ne hanno fatto un grande innovatore nell’insegnamento, lo ricordano anche per il suo lato umano, il senso civico e
l’umiltà. Tra i commenti più toccanti pubblicati sul social senz’altro quello del professor Ledo Stefanini, anche lui docente di fisica, che con Francesio ha condiviso lunghi anni di insegnamento oltre che una sincera amicizia. “La mente si agita impazzita alla notizia della tua scomparsa. A migliaia riaffiorano i ricordi delle nostre piccole illusioni e delle tante comuni sconfitte. Ci accomunò la fede (che altro non era) nel potere della scienza e la fiducia nell’avvenire della scuola italiana. Di una cosa ti sono in particolare debitore: la scoperta che l’insegnamento è una nobile e difficile attività di cui è legittimo andare orgogliosi. Fa’ buon viaggio Mau” ha scritto Stefanini.