Marmirolo, bocciata la mozione della minoranza contro l’aumento delle tariffe della mensa scolastica

MARMIROLO – È stata bocciata la mozione presentata in Consiglio comunale dalla minoranza – prima firmataria la capogruppo Roberta Gaburricontro l’aumento delle tariffe della mensa scolastica deciso dall’Amministrazione comunale di Marmirolo. La discussione si è tenuta lo scorso 2 ottobre, davanti a un pubblico numeroso composto anche da molti genitori, preoccupati per gli effetti del provvedimento.
«La mozione da noi presentata in Consiglio comunale, avente per oggetto l’aumento delle tariffe della mensa scolastica, ha avuto esito negativo» spiega Gaburri, che non nasconde la propria delusione. «Anche la risposta data dal sindaco – aggiunge – non è stata supportata da alcuna motivazione condivisibile».
La capogruppo ha ribadito «l’illegittimità della delibera, in quanto la stessa non ha valore legale per l’anno 2025, poiché non è stata assunta in sede di equilibri di bilancio». E sottolinea: «A riprova di ciò, la stessa Giunta – facendolo passare per un atto di benevolenza – ha poi rettificato la delibera rinviando l’aumento delle tariffe al 1° gennaio 2026, ma solo dopo la presentazione della nostra mozione».
Gaburri si chiede dunque: «Perché tale atteggiamento non è stato chiarito con l’ammissione di un grave errore? I cittadini hanno diritto alla trasparenza e alla chiarezza».

Secondo la consigliera, «questi aumenti sono il risultato di una mancanza di visione programmatica da parte dell’Amministrazione». «La stessa – spiega – ha stanziato circa 15.000 euro per eventi al Bosco Fontana, 30.000 euro per attività teatrali e ha aperto un mutuo di 700.000 euro per la palazzina domotica. Ma nel momento in cui si fanno delle scelte programmatiche, bisogna avere attenzione ai servizi essenziali, tra cui, in primo luogo, la scuola: un bene primario da tutelare».
«L’aumento delle tariffe, se mai avesse dovuto essere fatto, doveva essere introdotto gradualmente e a scaglioni – prosegue Gaburri –. Altri Comuni, infatti, adottano più fasce: ad esempio un Comune a noi limitrofo ne prevede cinque, con tariffe che variano dai 2,50 euro per le famiglie con ISEE fino a 6.500 euro, fino ai 5,50 euro per i non residenti».

«A fronte di ciò – osserva – paiono davvero giusti solo i due scaglioni applicati a Marmirolo? Tra l’altro, solo 18 famiglie hanno un ISEE inferiore a 6.500 euro, mentre tutte le altre superano tale soglia, con la conseguenza di un esborso notevole per la maggior parte degli utenti».
Gaburri richiama poi un ulteriore aspetto: «In Gazzetta Ufficiale, l’8 agosto 2025, è stato pubblicato il decreto che definisce la distribuzione del fondo mense scolastiche biologiche per l’anno in corso. La quota complessiva, pari a 4.603.603 euro, è suddivisa tra le Regioni con due finalità: ridurre i costi del servizio a carico degli utenti e sostenere iniziative di informazione e promozione. Il fondo è destinato per l’86% alla riduzione dei costi per le famiglie che beneficiano del servizio mensa». «Perché nella nuova gara d’appalto l’Amministrazione non ha previsto l’utilizzo di cibi biologici, così da poter accedere alla ripartizione dei fondi e contribuire all’86% della spesa per l’utente finale? L’Amministrazione era a conoscenza di questa possibilità? A fronte di motivazioni ben supportate – conclude la consigliera – l’Amministrazione ha comunque mantenuto la propria posizione, senza fare alcuno sforzo per andare incontro alle necessità delle famiglie. Inutile sottolineare il malcontento, l’insoddisfazione e l’amarezza delle famiglie presenti e non, di fronte a un simile atteggiamento».