Medole, il sindaco Morandi spegne le polemiche e dedica il 25 aprile al popolo ucraino

MEDOLE – A Medole il 25 aprile è stato indubbiamente terreno di scontro politico, con il caso “Bella Ciao” che ha infiammato il dibattito: se una parte di cittadini ha deciso di mettere in piedi una “contromanifestazione” con l’ex sindaco Ruzzenenti, intonando il canto partigiano, presso invece il monumento ai caduti di via Matteotti (il corteo è poi proseguito alle lapidi di Angelo Fezzardi e Selvino Zanella) si è tenuta la celebrazione istituzionale con il sindaco Mauro Morandi, e che ha visto anche la partecipazione dell’Anpi, la quale ha letto, prima di spostarsi nel flash mob, un comunicato piuttosto polemico riguardo al caso degli scorsi giorni.

“E’ stato creato un caso, montato e smontato in poco tempo – dice il primo cittadino -. A Medole abbiamo dato invece, a mio parere, un esempio di democrazia. Durante la celebrazione ufficiale ha preso la parola anche l’Anpi dell’alto mantovano, speriamo di aver posto fine a questa diatriba. In questo 25 aprile abbiamo puntato alla valorizzazione dei principi democratici parlando del tema d’attualità, ossia la guerra in Ucraina, con l’intervento dei nostri ospiti ucraini. Quest’anno bisogna dedicare a loro questo appuntamento, nell’augurio che cessi quanto prima il conflitto”. “In questo settantasettesimo anniversario la volontà di Medole – ha proseguito il sindaco – era quella di concedere dialogo e trasparenza, l’anno prossimo speriamo che scuola e amministrazione siano più brave a risolvere per tempo certe problematiche, che non devono più ripetersi”. Per rafforzare il legame con la tematica d’attualità, la Banda di Guidizzolo, diretta dal maestro Ferraresi ha eseguito l’inno europeo, mentre una rappresentanza ucraina ha intonato un canto tradizionale.

Nel suo discorso in mattinata il sindaco medolese ha infatti posto l’accento su come il 25 aprile sia un ricordo della “liberazione e della lotta al fascismo. Non un’ideologia, bensì un comportamento, che riscontriamo sotto diverse forme e modi, proprio per questo è attuale e da combattere nella quotidianità. Siamo qui a testimoniare i valori storici del passaggio da una resistenza all’altra. Oggi vogliamo ricordare e pregare per i nostri fratelli ucraini che stanno combattendo una lotta per la libertà, come combatterono i partigiani e le forze di liberazione. Allo stesso modo oggi i combattenti ucraini lottano con lo stesso coraggio per gli stessi ideali. E la triste verità è che la guerra in Ucraina ci riguarda tutti, abbiamo tutti quanti l’obbligo morale di adoperarci per sostenere in tutti i modi il popolo ucraino. È quindi doveroso ricordare che oggi come allora la resistenza non è fatta solo da chi imbraccia le armi, ma anche da chi offre sostegno. Da tutti coloro che accolgono nelle loro case i profughi, da chi fa volontariato, dai giornalisti sul posto che ogni giorno documentano quanto sta accadendo. Perché la resistenza è fatta da tante persone che lottano insieme e si danno da fare in modi diversi. La resistenza oggi come allora ha dei volti, quelli di persone coraggiose che non si piegheranno mai alla violenza e alla prepotenza. Aiutare un popolo a resistere significa soprattutto questo: difendere dei valori fondamentali. Significa non piegarsi mai e poi mai alla legge del più forte. Perché qualunque aggressione, è un’aggressione alla libertà di tutti i cittadini”.

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