Multe per il muro con i manifesti delle vittime di femminicidio. La proposta: “riconoscere ufficialmente quel luogo”

MANTOVA – Multate per aver imbrattato il muro del sottoppasso di Porta Mulina con i manifesti con i nomi delle donne vittime di femminicidio. E’ quanto accaduto a due attiviste di “Non una di meno” che la scorsa settimana si sono viste notificare due multe da 500 euro per “affissione di manifesti non autorizzati, imbrattamento e danneggiamento di beni pubblici”.
“Nello specifico i fatti risalgono al 10 agosto quando il collettivo “Non una di Meno” si trovava al sottopasso di Porta Mulina (Lungolago Gonzaga) per aggiornare il Muro dei femminicidi, installazione simbolica che da oltre un anno fa memoria delle donne e soggettività LGBTQIA+ uccise brutalmente per mano maschile” dichiarano le attiviste che aggiungono: “Non crediamo nel politicamente corretto, nel decoro, nella città cartolina. Per noi decoro urbano è anche ricordare chi ha subito ingiustizie, è risignificare i luoghi, è costruire memoria collettiva dal basso, come una pietra di inciampo che ricorda a chi attraversa lo spazio pubblico che la violenza maschile uccide ogni giorno. Non vogliamo più subire la nostra città, vogliamo viverla e attraversarla, vogliamo che sia progettata e pensata per tutti e tutte. Vogliamo che parli. E quel muro parla…..”
“Non Una Di Meno rivendica non solo il gesto di avere affisso i nomi delle vittime di femminicidio, ma anche la necessità di uno spazio pubblico in cui quelle donne e quelle libere soggettività possano venire quotidianamente ricordate come vittime di uno stesso mandante: il patriarcato. Non pagheremo le multe e invitiamo tutte le realtà e i/le singole a sostenere le nostre posizioni e a chiedere una revisione del Regolamento di Polizia Urbana che riteniamo fortemente repressivo e limitante della libera espressione individuale e collettiva” sottolineano le attiviste di “Non una di meno” a cui nel frattempo è già arrivata una vasta solidarietà tra cui quella di Potere al Popolo che lancia la proposta: ” riconoscere il sottopassaggio come spazio pubblico a gestione collettiva dedicato alle vittime e alla lotta al femminicidio”.
E proprio qui sta il punto, ed è il comandante della Polizia Locale di Mantova Paolo Perantoni a spiegarlo. “Il gruppo di attiviste non aveva alcuna autorizzazione ad affiggere quei manifesti e non è possibile quindi farlo, per nessuno. Chiunque altrimenti potrebbe di propria iniziativa affiggere dei manifesti a dei muri in città. Siamo una Forza di Polizia e abbiamo ben presente il drammatico fenomeno della violenza sulle donne ma leggi e i regolamenti vanno rispettati”.
Intanto le attiviste hanno fornito alla Polizia Locale un’ampia documentazione relativa alla vicenda partita a quanto pare da una segnalazione anonima che ha portato gli agenti a controllare il sottopasso di Porta Mulina dove il gruppo di donne stava appunto attaccando i manifesti con i nomi delle vittime di femminicidio.