Negli ospedali pubblici mantovani Covid il 38% dei posti letto. Stradoni: “i privati permetteranno di operare 400 pazienti”. Da Milano 1/3 dei positivi

Ripristinare a Mantova il reparto di geriatria. Lo chiedono quattro consiglieri comunali di maggioranza

MANTOVA – Negli ospedali mantovani ci sono 406 posti letto no Covid e 191 destinati invece ai malati di coronavirus che, sommati ai posti per subacuti, diventano 241.
Comincia illustrando questi numeri il direttore generale dell’Asst di Mantova Raffaello Stradoni che ieri è stato accusato dai due consiglieri regionali mantovani di minoranza Fiasconaro (M5S) e Forattini (PD) di aver trasformato il Poma e gli ospedali di Pieve e di  Asola in presidi quasi del tutto Covid, lasciando invece alle strutture private i posti letto per le altre patologie.
Il numero uno dell’Asst Mantova spiega che, “a causa dell’alto numero di ricoveri Covid e al trasferimento quindi di gran parte del personale per la cura di questi malati, si è stati costretti a ridurre del 70% l’attività chirurgica a Mantova, Pieve e Asola. Proprio in questi giorni sono state inviate a Regione Lombardia le convenzioni con gli ospedali San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere, Suzzara e Casa di Cura San Clemente grazie alle quali questi concederanno spazi nelle loro sale operatorie ai chirurghi dell’Asst, che potranno così continuare a svolgere la loro attività. Si parla di più di 400 pazienti in lista d’attesa per interventi non procrastinabili di ginecologia, urologia, ortopedia, senologia, oculistica, otorinolaringoiatria, maxillo-facciale, chirurgia toracica e generale. Stiamo procedendo al trasferimento dei pazienti”.
Dunque, così come spiega Stradoni, si tratta di convenzioni che permettono di continuare un’attività chirurgica necessaria che altrimenti non potrebbe essere svolta visto che al Poma, di possono eseguire solo gli interventi indifferibili e urgenti, e lo steso dicasi per Pieve dove è rimasta una filiera d’urgenza per interventi meno complessi.
Si tratta di accordi specifici con i singoli erogatori, sulla falsa riga di quelli già avviati con la Poliambulanza di Brescia per lo svolgimento dell’attività da parte delle equipe di Cardiochirurgia e Chirurgia Vascolare del Carlo Poma.
Stradoni risponde anche all’accusa circa il fatto che siano lasciati gli ospedali privati “puliti” per concentrare tutti i malati Covid nei pubblici e dichiara: “Non è vero, anche in questi ospedali la parte medica vede posti letto destinati ai malati di Coronavirus, è la parte chirurgica che invece è “pulita”.

QUASI UN TERZO DEI MALATI COVID NEGLI OSPEDALI MANTOVANI E’ DI MILANO

Tornando agli ospedali dell’Asst di Mantova, il direttore generale spiega che quasi un terzo dei letti Covid è occupato da pazienti provenienti da Milano che hanno inciso parecchio anche sulle terapie intensive. Ne arrivano tre/quattro al giorno. In contemporanea tanto al Poma che all’ospedale di Pieve stanno arrivando richieste di prestazioni no Covid da parte di molti pazienti provenienti da fuori regione, in particolare da alcune zone dell’Emilia dove diversi ospedali sono diventati completamente Covid.

60 OPERATORI SANITARI CONTAGIATI 

Si allunga l’elenco degli operatori sanitari mantovani che si sono contagiati. Sono 60 e pare si siano infettati fuori dall’ambiente di lavoro. Proprio per tenere periodicamente monitorati i dipendenti dell’Asst, sono stati acquistati 2 mila tamponi rapidi a loro riservati. Di questi 1700 sono già stati distribuiti . Lunedì dovrebbero arrivarne altri 3 mila e la prima settimana di dicembre, 5 mila.
Oltre che per gli operatori sanitari, questi tamponi verranno utilizzati anche per i pazienti delle strutture psichiatriche.
Intanto sono risultati tutti negativi gli operatori del laboratorio di analisi sottoposti a tampone dopo che tra i colleghi erano risultati due casi di positività.
Al laboratorio di analisi l’accesso rimane elevato, nei prossimi giorni si provvederà a regolamentarlo A fine novembre i punti prelievo finalmente aumenteranno visto che ne verranno aperti 4/5 all’interno della nuova palazzina del Cup.

A VIADANA LA PRIMA DEGENZA DI SORVEGLIANZA DI COMUNITA’ DELLA LOMBARDIA 

A Viadana aprirà nei prossimi giorni Degenza di sorveglianza di Comunità per pazienti Covid. Eì il primo progetto di questo tipo in Lombardia. E’ stato studiato dall’Asst Mantova e la Regione lo ha validato.
Si tratta di una strutture dove una decina di pazienti Covid saranno seguiti da personale infermieristico dell’Asst mentre i medici saranno quelli di medicina generale.

UNITA’ DI CRISI: “UN CONTINUO CONFRONTO COSTRUTTIVO”

Si riunisce due volte la settimana, il lunedì e il giovedì, a meno di urgenze che impongano vertici aggiuntivi. E’ l’Unità di Crisi di Asst Mantova ed è il direttore generale Stradoni a spiegare che questa sta “consentendo un confronto costruttivo in grado di far fronte alle diverse emergenze e alla situazione Covid sempre in evoluzione”.
Vi partecipano i medici dei reparti di malattie infettive, pronto soccorso, pneumologia, medicina, gli anestesisti ma spesso se ne aggiungono altri, a seconda delle tematiche da affrontare. L’Unità di crisi a sua volta vede poi dei sottogruppi che si riuniscono tutti i giorni in modo da avere la situazione sempre sotto controllo ed essere pronti a intervenire in ogni momento.