Oggi 4 volte più pazienti in terapia intensiva rispetto all’apertura del 2020. Gli esperti: “Un azzardo”

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I ricoverati in terapia intensiva al 17 aprile 2021 sono 4 volte superiori a quelli del via libera dello scorso anno. Circa un mese di differenza nelle riapertura, che secondo quanto comunicato dal Premier Draghi, dovrebbero partire dal 26 aprile. Lo scorso anno siamo usciti dal lockdown il 18 di maggio 2020, dopo una chiusura pressochè totale.

Confrontando i dati tra i due momenti di riapertura
Al 17 aprile 2021 i ricoverati i terapia intensiva in Italia sono 3.340, il 15 maggio dello scorso anno, erano 808.

Anche nei ricoverati con sintomi i numeri sono diversi: 24.100 il 17 aprile 2021 e 10.792 il 15 maggio 2020.

Per gli esperti è un azzardo aprire con questi numeri e il rischio di richiudere a breve non è poi così remoto, la Germania, vicina ad un nuovo lockdown, insegna.

 

Crisanti: “Con riaperture ad aprile il rischio è stare chiusi in estate”

Per Andrea Crisanti le riaperture dal 26 aprile annunciate dal Premier Mario Draghi sono una “stupidaggine epocale” perché “di calcolato vedo ben poco e il vero rischio è giocarci l’estate”. “Purtroppo l’Italia è ostaggio di interessi politici di breve termine che finiranno per rimandare la ripresa economica” ha spiegato il professor Crisanti.

Per il professor Crisanti, come dichiarato al quotidiano La Stampa, permettere le riaperture di bar e ristoranti già a partire da questo mese nelle regioni con numeri dei contagi in calo sarebbe controproducente. L’unica spiegazione di questa scelta del Governo sono ragioni di natura economica per nulla sostenute dai numeri attuali del contagio e che rischiano ottenere l’effetto opposto.

Da settimane – spiega Crisanti – l’Italia viaggia tra i 15 e i 20 mila casi al giorno: un plateau altissimo, che non consente di progettare riaperture. “Sento parlare di rischio calcolato, ma come? Di calcolato vedo ben poco e il vero rischio è giocarci l’estate. Allora diciamolo chiaramente: la scommessa è riaprire ora per vedere se a giugno dobbiamo richiudere tutto” ha aggiunto il professore.

E sulla questione dei vaccini, Crisanti ammette che potrebbero essere la soluzione, ma solo con un potenziamento delle dosi somministrate e visto i ritardi nelle forniture, la disorganizzazione e la diffidenza non vede realizzabile il superamento di 350mila somministrazioni.
Sulla stessa lunghezza d’onda è il professor Galli.

 

Galli: “Rischio calcolato? Calcolato male.”

Massimo Galli, direttore del reparto di Infettivologia dell’ospedale Sacco di Milano, a ‘Otto e Mezzo’ sul LA7 è stato molto chiaro: “Il sistema dei colori non ha funzionato, basta vedere la Sardegna” ha detto.

“Abbiamo ancora 500 mila casi attivi – spiega – che significa averne il doppio, perché non possono che essere più di così visto che ce ne sono sfuggiti molti. Abbiamo somministrato appena 23 dosi e mezzo di vaccino ogni 100 abitanti, e ci sono ancora molti anziani non vaccinati. Ripartire, con i ristoranti e i bar aperti nelle zone gialle e gli studenti di ogni ordine e grado che tornano a scuola per l’ultimo mese dell’anno, sia anche la corsa del coronavirus”.

Il sistema dei colori non ha funzionato, basta vedere la Sardegna. La curva dei contagi vede una flessione appena accennata, ma temo che avremo presto un segno opposto. A meno che non riusciamo a vaccinare così tanta gente da metterci al sicuro in fretta, ma non mi sembra questo il caso. Rimango in allerta e con grande preoccupazione“.

Galli conclude: “Offrire prospettive positive e favorevoli, e non sempre e soltanto disposizioni nel senso della chiusura, è fondamentale, ma non bisogna mai perdere di vista le evidenze scientifiche. Occorre la massima cautela ha dichiarato l’esperto  all’Huffington Post.

 

A rispondere a Crisanti e Galli e Gianni Rezza del Cts

“Nel momento in cui si allenta, è normale che l’epidemia possa ripartire e un rischio riaperture c’è, ma abbiamo un sistema di allerta precoce per intervenire subito” – ha commentato Rezza, capo Prevenzione ministero Salute e membro del Cts”. “Il rischio accettabile per un epidemiologo è zero, per un economista può essere 100. È legittimo che la politica trovi una sintesi” ha sottolineato il membro del Cts.

 

Medici anestesisti: “Un errore riaprire adesso” terapie intensive a livello critico

I medici anestesisti ritengono un errore riaprire adesso con un livello ancora critico delle terapie intensive dove è aumentata la percentuale di pazienti giovani. Per la presidente Siaarti si sta affermando la priorità dell’economia sulla salute.

Sulle stessa linea di Crisanti e Galli è anche la presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), Flavia Petrini, che mette in guardia sul rischio di un aumento dei decessi causato da un prematuro allentamento delle restrizioni.

Come riportato dalla AdnKronos la Petrini ha dichiarato che “Riaprire adesso “è sbagliato” perché “non ci sono le condizioni, la decisione di ripartire è dettata più da ragioni economiche che non dall’esigenza di tutelare la salute”.

“Si può fare: basta, però, che si dichiari che abbiamo deciso di sopportare decessi e impossibilità di cure per salvare un’economia che è arrivata a un punto limite. L’economia deve avere la precedenza? Bisogna dichiararlo, anche se è incostituzionale perché la Costituzione dice che il diritto alla salute è un diritto primario”, ha dichiarato in un’intervista rilasciata ad AdnKronos.

A supporto della sua testi porta i dati: tasso di occupazione delle terapie intensive è infatti superiore alla soglia critica 30%, un livello da allarme rosso. Con le riaperture torneranno ad aumentare i decessi e anche se si vedono i primi effetti delle vaccinazioni con l’età media dei ricoveri che si sta abbassando visto che i più anziani sono stati vaccinati, i numeri indicano che la virulenza di Sars-Cov-2 è alta se porta al ricovero persone più giovani.

Da qui un invito: “Vorrei che venissero i politici nelle nostre rianimazioni. Anche i no vax cambiano idea quando entrano in una terapia intensiva. E vorrei che anche la stampa mostrasse le immagini senza il velo della privacy, perché ci si rendesse conto”, conclude Petrini.