Senza cassa integrazione se assunto dopo il 23/2: la storia di Alessandro e dei dimenticati come lui

MANTOVA – Senza cassa integrazione se assunto dopo il 23 febbraio: è questa la storia di Alessandro, 27enne mantovano che ci segnala con una lettera la sua paradossale situazione. Come lui, ci racconta al telefono, tanti altri lavoratori sono in questa situazione.

LA LETTERA

Mi chiamo Alessandro, ho 27 anni e Vi scrivo dalla provincia di Mantova. Vi contatto per segnalarvi un problema che riguarda me, come moltissimi altri lavoratori, sorto in seguito alla definizione delle norme di cassa integrazione istituite dal decreto Cura Italia. Purtroppo si tratta di un aspetto che rischia di creare una zona buia, molto buia, ed escludendo quindi una parte dei lavoratori da qualsiasi tipo di assistenza, in un momento molto delicato e difficile per tutti.
Dopo vari anni alle dipendenze di aziende istituti di vigilanza privata come guardia particolare giurata, ho deciso di cambiare e ho dato le dimissioni volontarie, con termine del preavviso lo scorso 24 dicembre.
Fortunatamente ho trovato un impiego nel giro di 2/3 mesi, sono sono stato assunto da un’azienda il 2 di Marzo.
Ho lavorato fino al 12 marzo, poi a causa dell’emergenza sanitaria per Covid-19 che andava delineandosi sempre più grave e preoccupante, l’azienda ha deciso, come giusto che sia, di lasciare a casa me e i colleghi, ricorrendo alla cassa integrazione.
Il problema è che il decreto Cura Italia stabilisce che i beneficiari della cassa integrazione sono tutti quei dipendenti assunti alla data del 23 febbraio, quindi prima della mia assunzione e quella di tanti altri lavoratori.
Questo significa che i lavoratori assunti dopo il 23 febbraio sono senza copertura salariale.
Presumo che sia stato deciso di fare riferimento alla data del 23 febbraio, perché in quella data veniva istituita la zona rossa dove si sono verificati i primi casi di contagio Coronavirus.
Tuttavia, nel resto d’Italia si è continuato a lavorare almeno fino a metà marzo. Dal Governo la promessa è stata quella che non si sarebbe lasciato indietro nessuno, ma purtroppo io e tutte quelle persone assunte dopo il 23 febbraio e la metà di marzo, apparteniamo ad una categoria del tutto isolata ed abbandonata da qualsiasi tipo di ammortizzatore sociale, bloccate in un limbo indefinito per un periodo non quantificabile e la situazione è quella di restare senza nessun tipo di integrazione salariale.
Tanti altri lavoratori rischiano di essere licenziati per poi non essere riassunti appena si torna alla normalità ma con una crisi indefinita.
In questi giorni non ho sentito nessuna comunicazione o intervento da parte del Governo per risolvere il problema su questo aspetto, a parte l’accordo tra sindacati e la regione Piemonte su questo aspetto.
Tuttavia credo che il fatto di aver tagliato fuori da qualsiasi tipo di protezione una fetta comunque rilevante di lavoratori non sia cosa di poco conto anzi di disagi ferrei.
Lo stato italiano abbia almeno la pietà di pensare a tutti i lavoratori messi in un angolino abbandonati, voglio ricordare che tanti sono padri di famiglia e persone monoreddito.