Suicidio in carcere a Mantova: “una sconfitta, servono interventi urgenti”

MANTOVA – “Il suicidio della donna avvenuto a Mantova rappresenta una sconfitta che deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria. Nessuno può sentirsi indifferente di fronte a queste morti”. A parlare è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, commentando la tragedia avvenuta nel carcere di via Poma a Mantova nella notte tra domenica e lunedì scorso. 
“Anche a Mantova, nonostante la situazione del carcere non sia a livelli così critici come in altre realtà, si registrano problematiche e carenze che diventano difficili da gestire, a maggior ragione dato che la popolazione carceraria presenta spesso problemi psicologici, sanitari e di dipendenza. In questo quadro il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo anche perchè è sempre più ridotto come numeri: oggi in Italia mancano 4.500 unità su un organico di 42.340 agenti”.
“E’ una tragedia che ci tocca da vicino e che ci fa ulteriormente capire le fragilità all’interno del carcere – dichiara l’assessore del Comune di Mantova Alessandra Riccadonna – A volte il disagio è così pesante che non lo si riesce a intercettare anche in una situazione come quella di Mantova dove comunque c’è una possibilità ampia di iniziative a favore dei detenuti rispetto ad altre realtà. Di certo è una tragedia che deve farci riflettere ulteriormente sulla situazione carceraria”.
“Apprendiamo con dolore e sconcerto che nel carcere di Mantova una detenuta si è tolta la vita nella giornata di lunedì 3 marzo. La situazione nelle carceri italiane appare drammatica a causa della condizione di sovraffollamento cronico, della carenza di personale, della scarsità di investimenti strutturali in percorsi di reinserimento lavorativo e sociale – sottolinea Angelica Paroli, Segretaria Sinistra Italiana Mantova – Nel 2024 si è superato il dato drammatico degli 85 suicidi registrati nel 2022. La Costituzione Italiana sancisce la finalità rieducativa della pena detentiva, in tali condizioni questa finalità non può essere raggiunta. Chiediamo al governo di mettere in campo misure urgenti volte al miglioramento delle condizioni di vita dei carcerati e alle condizioni di lavoro degli operatori: chiediamo un adeguamento delle strutture penitenziarie alla reale consistenza numerica dei detenuti, chiediamo l’assunzione di personale e l’attivazione di percorsi di supporto, rieducazione e reinserimento veramente efficaci. Le attuali risposte del Governo appaiono drammaticamente inefficaci: con il Decreto Sicurezza infatti vengono inasprite le sanzioni comminate per le proteste in carcere. Noi auspichiamo che si superi una visione repressiva, punitiva ed autoritaristica e che le carceri italiane possano diventare un luogo di rieducazione, formazione e reinserimento”.