Suzzara, la casa di via Lenin confiscata alla mafia ospiterà famiglie in difficoltà: a breve l’inaugurazione

SUZZARA – A breve la casa di via Lenin confiscata ad un boss della Sacra Corona Unita verrà inaugurata alla presenza del prefetto Roberto Bolognesi per essere utilizzata come Housing sociale.
Sono infatti terminati nelle ultime settimane i lavori di ristrutturazione e riadattamento dell’immobile che è nelle disponibilità del Comune di Suzzara. L’edificio, composto da tre appartamenti, è stato ultimato grazie al finanziamento del Pnrr nella Missione “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, legate in particolare all’investimento dedicato all’Housing sociale per persone e nuclei in difficoltà.
Il progetto, presentato da Azienda Socialis nei primi mesi del 2022, ha permesso la ristrutturazione, la manutenzione e l’arredo dei tre appartamenti con particolari attenzioni al risparmio energetico, e il coinvolgimento di ditte e maestranze del territorio.
È stato coinvolto il Terzo Settore, tramite la cooperativa sociale “Papa Giovanni XXIII”, che si occuperà del supporto delle famiglie e delle persone che vi verranno ospitate per periodi di media durata, su segnalazione del Servizio Sociale dell’Azienda Socialis stessa. L’approccio adottato dal progetto, denominato “Housing first”, vede l’accesso alla casa come priorità per permettere alle persone di potersi concentrare sul recupero e potenziamento delle proprie autonomie ed uscire da condizioni di fragilità.
L’utilizzo della struttura di via Lenin è solo una parte del progetto complessivo finanziato dal Pnrr, che dal febbraio 2023 e fino a marzo 2026 permetterà un potenziamento significativo delle capacità del territorio di supportare persone e famiglie in situazione di grave emergenza abitativa con un finanziamento totale di 710.000 euro.
Al termine del progetto la struttura tornerà nella piena disponibilità del Comune di Suzzara, che ne manterrà comunque le finalità sociali. La vicenda si trascina dal 2010. Il boss Gino Romano aveva abitato nella casa di viale Lenin per alcuni anni, prima di trasferirsi a Brindisi la città dov’era nato e dove in seguito è stato condannato, perdendo così anche le proprietà. In seguito l’Agenzia del Demanio di Milano comunicò la confisca da parte dello Stato dell’immobile precisando che, come prescrive la legge, poteva essere trasferito al Comune a patto di essere destinato ad ospitare sedi istituzionali o associazioni di volontariato civile. L’amministrazione, allora guidata dal sindaco Anna Bonini aveva accettato, salvo poi trovarsi la spada di Damocle dell’ipoteca che, fatta annullare dal Tribunale, non era stata però cancellata sul registro immobiliare. L’istituto di credito voleva il denaro per estinguere un vecchio mutuo: il rischio, che il Comune aveva più volte manifestato, era che la villetta potesse finire all’asta per poi essere riacquistata da affiliati alla mafia. L’ipoteca era sospetta: la villetta fu valutata 330 milioni nel 1992, ma era stata sopravvalutata e su quella stima, guarda caso, venne erogato il mutuo intestato ad una casalinga quasi nullatenente, non residente a Suzzara. Nel 2017 era partito il primo cantiere per lavori di ristrutturazione tra cui rifacimento dei pavimenti, sostituzione infissi e messa a norma dei vari impianti oltre alla sistemazione del giardino e della recinzione per un importo di 73mila euro finanziati dalla Regione. Le opere si sono poi protratte negli anni successivi fino all’ulteriore progetto del 2022.