Tanta gente per l’ultimo saluto a Gianni Lui. Benevelli: “ha rappresentato il meglio del riformismo padano”

MANTOVA – Un via vai continuo di gente all’Arci Salardi ieri e oggi per dare l’ultimo saluto a Gianni Lui, l’ex vicesindaco di Mantova scomparso sabato a 85 anni, una delle figure di riferimento della politica mantovana dagli anni ’70 fino ad oggi. 
Tanta commozione e non c’è stata persona che non abbia ricordato il suo amore per Mantova, la sua passione per una politica dai grandi valori, ma anche la sua preparazione, la sua competenza, e la sua grande correttezza nei confronti di tutti, che fossero compagni di partito o avversari. 
Toccante oggi, durante il saluto prima del trasferimento al Tempio crematorio agli Angeli, l’intervento del presidente provinciale dell’Anpi Luigi Benevelli che ha tracciato un ritratto di Gianni Lui come politico, amministratore, e come uomo profondamente legato alla sua città per la quale ha dedicato un’intera vita.

Ecco il testo dell’intervento di Benevelli, medico psichiatra, che è stato anche Consigliere comunale e assessore a Mantova negli anni in cui Gianni Lui era vicesindaco, poi deputato nelle file del Pci e tra i protagonisti della costruzione di quel servizio sanitario nazionale che Gianni Lui seppe valorizzare con la sua azione negli anni alla presidenza dell’Ussl 47.
Caro Gianni,

nella tua vita lunga ed operosa hai rappresentato qui da noi il meglio del “Riformismo padano”, vale a dire l’azione politica per riuscire a dare casa, pane, lavoro, istruzione, assistenza sociale e sanitaria, diritti soprattutto a chi viene da storie di povertà e di emarginazione, è andato poco a scuola, fa fatica a farsi intendere, ha più rischio di avere poca salute. Il suo riformismo è stato sì impegno per la proclamazione dei principi, le battaglie politiche per una legislazione innovativa ( le riforme), ma soprattutto un intenso lavoro quotidiano nell’amministrazione della città a far sì che tutti quelli che la abitano ci stessero bene, quantomeno il meglio possibile.

Gianni la conosceva bene, da dentro, la storia della nostra città, dal versante della famiglia in cui era cresciuto con il papà Erminio, meccanico, artigiano, una persona del fare, del saper fare e bene, fra i fondatori di questo nostro “Salardi” dove ci troviamo, nella sala a lui dedicata.

Gianni non temeva il confronto con chi aveva fatto più studi di lui e nemmeno con chi aveva ruoli preminenti, egemoni nella vita economica e politica di Mantova: questo perché se diceva una cosa, se lanciava una sfida, se presentava un progetto era perché si era documentato, ci aveva pensato su a fondo. Era meticoloso, tignoso quasi da risultare qualche volta, capitava, antipatico e scostante

Gianni apparteneva alla generazione pre-’68 cresciuta a pane e politica nel PCI, un partito di massa che nella città aveva una composizione più complessa, rispetto ad esempio al PCI di Suzzara, altro polo del comunismo mantovano, i cui quadri erano per gran parte di origine e formazione operaia: nella città la tradizione e la presenza operaie erano più deboli (storicamente le fabbriche erano la Burgo e la Ceramica; Montedison, Belleli sono venute molto dopo, nel Secondo Dopoguerra), i proletari delle campagne non l’avevano mai abitata; fuori dal Centro storico abitava un forte componente di proletariato, ma soprattutto sottoproletariato urbano, fatto di lavori precari, case malsane, miseria.

Gianni è stato molto attento alle domande, alle esigenze di questo popolo: fra le prime cose che fece, diventato vice-sindaco a metà degli anni ’70, fu l’apertura del sottopasso ferroviario che collegò finalmente il “Tigrai”col resto della città: ricordo che c’erano compagni della Sezione di Te Brunetti (per tutti Toni Brunon), che piangevano dalla commozione. Così l’intervento  a integrazione e modifica del progetto di Lunetta, impegnandosi per dotarla, prima e insieme alle abitazioni, di asilo-nido, scuola d’infanzia, scuola elementare e media, consultorio.

Gianni, con Giuliano Gradi, è stato propugnatore della “partecipazione”, cioè della promozione del ruolo e delle competenze dei cittadini nei quartieri, cui furono dati sedi, poteri, funzioni: perché i “cittadini” andavano interpellati, ascoltati, rispettati, meritavano risposte. Ma più che il partito, di cui si occupava Giuliano, furono il Consiglio Comunale  e il lavoro amministrativo il suo teatro d’azione, prima all’opposizione, poi al governo della città con Gianni Usvardi, straordinaria figura di socialista riformista italiano ed europeo. Con la fine dell’esperienza politico-amministrativa di Gianni Usvardi, il nostro Gianni divenne protagonista della costruzione del Servizio sanitario nazionale a Mantova come presidente dell’USSL 47: per capire cosa un tale compito comportasse, si trattava di mettere insieme e dare nuovo senso a potenti istituzioni che prima operavano separate: Ospedali, Mutue, Manicomio e Servizi di Prevenzione  prima in mano alla Provincia. Non era che tutti quelli che ci lavoravano fossero entusiasti della riforma del ’78, specie tra quelli che le dirigevano e ci tenevano a mantenere il potere; e poi c’erano quelli che scalpitavano per cambiare finalmente le cose, innovare le culture professionali e organizzative e poi c’era il Nuovo Ospedale da costruire.

Gianni imparò a rapportarsi con medici, infermieri, assistenti sociali, vigili sanitari, guadagnando rispetto e stima  fino a diventare non solo un organizzatore esperto e competente, ma anche, quasi uno di loro: fra di noi si diceva, scherzando. che a forza di frequentare da Presidente clinici e chirurghi, aveva imparato a fare diagnosi certamente, ma anche a individuare quali fossero le cure più idonee  per una determinata malattia.

Gianni è stato anche una persona di straordinaria generosità, premura, sensibilità e rispetto nell’accompagnare gli amici e le loro famiglie nelle difficoltà della vita, nella gestione delle disabilità: penso al modo con cui si è dedicato a Gianni Usvardi, Renato Sandri, Giuliano Gradi, per fare solo alcuni esempi.

Gianni è stato tutte queste cose, ma alla fine, voglio ricordarlo anche come una persona che ha fatto conoscere a molti, mantovani e non, il mondo, soprattutto quello che stava al di là della Cortina di Ferro: organizzò il “giro del mondo”per Rino Carazzi che quando era in ospedale non aveva mai fatto ferie o quasi.

L’ultima sua battaglia pubblica è stata per la fruizione pubblica della Piscina Comunale che è frequentata da quelle cittadine e quei cittadini che non vanno alla Canottieri, visto che a Mantova non c’è il mare. Anche qui, ha dimostrato, carte alla mano, che non basta aver ragione, ma bisogna conoscere bene le delibere del Comune, gli impegni assunti dal gestore, sapere chi li deve far rispettare e perché non li fa rispettare.

Ciao Gianni, ti sei battuto perché tutti gli abitanti potessero vivere al meglio possibile nella tua amatissima città. Ci hai dato e lasciato molto e di questo ti ringraziamo.

Una abbraccio ad Anna, Stefano e Andrea,

Luigi Benevelli

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