Tanta gente tra i gazebo della Protezione Civile. I volontari: “serve investire di più sulla prevenzione”

MANTOVA – Cosa fare nel caso di alluvioni, uragani, ma anche frane, smottamenti e terremoti, per non rischiare o ridurre i rischi al minimo, magari cercando di essere utili a se stessi e agli altri? Ci sono alcuni comportamenti da adottare che possono aiutare a ridurre gli effetti, spesso devastanti, delle calamità naturali.
Ed è quanto si è potuto conoscere oggi a Mantova in Piazza Martiri e sul Lungorio dove molti volontari delle associazioni di Protezione Civile del territorio erano lì, con i propri stand e gazebo informativi, aderendo alla campagna di comunicazione promossa a livello nazionale dal Dipartimento della Protezione Civile “Io non rischio”.
E’ stata questa l’occasione per conoscere alcune strumentazioni utilizzate dalla Protezione civile, sempre più spesso impegnata in azioni sul territorio mantovano e nel resto d’Italia, ma anche per avere dai volontari preziose informazioni e consigli sui comportamenti da adottare per cercare di limitare i danni di eventi meteo sempre più estremi e di calamità naturali.
Una serie di buone prassi da mettere in pratica quando purtroppo ci si trova a dover fronteggiare queste situazioni ma anche da attuare prima, cercando ad esempio di pulire i propri pozzetti, scarichi e tombini; evitare di conservare beni di valore in cantina o al piano seminterrato; proteggere i locali che si trovano al piano strada, cantine e garage utilizzando sacchi di sabbia o pannelli di legno e, qualora si abiti in una zona a rischio esondazione, evitare di dormire nei seminterrati.
“Serve una cultura della prevenzione che oggi purtroppo ancora manca” è stato infatti sottolineato all’unisono dai volontari presenti alla manifestazione. “In questo senso le istituzioni dovrebbero fare più informazione, come si tenta di fare nelle scuole”.
Molto interessante l’illustrazione della memoria storica degli eventi emergenziali che hanno investito il territorio mantovano come le tante alluvioni che in passato hanno allagato la città o quelle del Po. Grazie alle fotografie esposte i ricordi in particolare vanno a quella del 2000 per la quale fu necessario rompere un argine a San Benedetto Po con il conseguente allagamento della Golena di Po Morto.
Molto utile anche la preparazione della “borsa di emergenza” con i cittadini che sono stati invitati a scegliere gli oggetti opportuni da inserire all’interno di una ipotetica borsa di supporto alle emergenze da tenere in casa pronta e da portare con sé in caso di evacuazione.