SERMIDE — Il sole caldo di giugno questa mattina batteva forte sul piazzale esterno del centro culturale islamico di Sermide, ma il silenzio che avvolgeva la bara bianca di Aymane Ed Dafali era ancora più pesante. Intorno a questa, familiari, amici, membri della comunità islamica e le autorità locali hanno accompagnato l’ultimo saluto al sedicenne che ha perso la vita in mare, sabato scorso al Lido degli Estensi, nel disperato tentativo di salvare due persone in difficoltà.
Attorno alla bara, adagiata su semplici tappeti rossi, si sono radunati il sindaco di Sermide e Felonica, Edoardo Maestri, l’assessore ai servizi sociali e politiche per la famiglia Annalisa Bazzi e la prima cittadina di Castelnuovo Bariano, Monica Ferraccioli. Proprio Maestri e Ferraccioli si sono stretti al padre di Aymane, esprimendo la vicinanza e il dolore delle due comunità. “È un dolore che non ha confini — ha detto Maestri — oggi piangiamo insieme un giovane che ha dato la sua vita per salvare degli sconosciuti. Un gesto che racconta la sua generosità e il valore di questa famiglia”.
Aymane viveva a Castelnuovo Bariano, nel Rodigino, con il padre e i fratelli. La madre, che è già partita per il Marocco per preparare l’arrivo della salma, attende ora di poter dare sepoltura al figlio nella terra natia. La famiglia era arrivata in Italia solo da pochi anni: il padre, dopo essersi stabilito e aver trovato lavoro in un’azienda ortofrutticola della Sermidese, era riuscito nel 2022 a ricongiungersi con tutta la famiglia. Aymane frequentava le scuole serali e aveva trovato nella comunità islamica di Sermide un importante punto di riferimento.
Il dolore per la sua scomparsa ha superato rapidamente i confini locali, perché la sua morte è avvenuta in un contesto tanto tragico quanto eroico. Sabato scorso, durante un pomeriggio al mare con quattro amici, tutti di origine marocchina, Aymane non ha esitato a tuffarsi in acqua quando ha sentito le urla di una coppia intrappolata dalle forti correnti. Nonostante non sapesse nuotare, il suo istinto di aiutare è stato più forte di qualsiasi paura. Mentre la coppia veniva salvata grazie all’intervento degli amici e del bagnino, Aymane veniva inghiottito dal mare. Il suo corpo è stato ritrovato solo successivamente, a centinaia di metri dal punto del tuffo, a testimonianza della violenza delle correnti che caratterizzano quel tratto di costa, tristemente noto come il “canale maledetto”.
“Anche i nuotatori più esperti possono essere trascinati via da quelle correnti — ha ricordato un imprenditore balneare locale — da anni chiediamo maggiore sicurezza per le spiagge libere, ma ogni volta ci ritroviamo di fronte a tragedie come questa”. La Procura di Ferrara ha aperto un’indagine per chiarire eventuali responsabilità e valutare le misure di sicurezza adottate in quella zona.
Ora il viaggio di Aymane prosegue verso il Marocco, la terra da cui era partito inseguendo insieme alla famiglia un futuro di speranza. Resta, nelle due comunità che lo hanno conosciuto e amato, il ricordo indelebile di un giovane che ha anteposto la vita degli altri alla propria.