Zelensky: “Referendum su accordo”. Tremila morti a Mariupol. Mosca: “Relazioni con Usa sul punto di rottura”

E’ passato quasi un mese dall’inizio della guerra in Ucraina con l’invasione della Russia e non c’è ancora un accordo sul cessate il fuoco secondo le news che arrivano in tempo reale da Kiev e Mosca. Alla condizione fissata dalla Russia per far uscire le forze combattenti da Mariupol. il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha replicato che “l’Ucraina non potrà mai accettare un ultimatum. Dovremo essere tutti morti, solo così potremo rispettare l’ultimatum per Kharkiv, Mariupol o Kiev”.
Zelensky ha anche affermato che servirà un referendum in Ucraina sui temi di un possibile accordo con la Russia, in particolare sulle garanzie di sicurezza, sullo status delle repubbliche separatiste di Luhansk e Donetsk e quello della Crimea. Queste questioni di sicurezza riguarderanno cambiamenti nella Costituzione e le leggi ucraine, ha proseguito il presidente, riferendosi al fatto che l’aspirazione a entrare nella Nato è sancita dalla Costituzione del suo Paese. “L’ho spiegato ai gruppi di negoziatori: quando si parla di questi emendamenti, che possono essere storici, dovremo indire un referendum. La gente dovrà dire la sua su certi formati di compromesso. E questo sarà, ed è, parte della conversazione e le intese con la Russia”.
Zelensky insiste nel dire che solo “un incontro ” tra lui e Vladimir Putin potrà “fermare la guerra”. “Io credo che senza questo incontro sia impossibile comprendere pienamente se i russi sono pronti a fermare la guerra”, ha detto il presidente ucraino.
Ogni decisione su un accordo di pace potrà essere fatta solo dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello russo Vladimir Putin, ha detto alla Bbc il negoziatore ucraino Mykhaylo Podolyak, notando intanto che vi sono cambiamenti nei negoziati. La resilienza dell’Ucraina, ha sottolineato, ha costretto la Russia “a valutare la realtà in maniera più adeguata” e questo incoraggia “qualche forma di dialogo”. Podolyak non ha voluto fornire dettagli sui negoziati, ma ha sottolineato che Kiev non farà alcun compromesso sulla propria sovranità e integrità territoriale. E ancora una volta ha ribadito la frustrazione di Kiev per il rifiuto della Nato di imporre una no fly one sull’Ucraina.

Intanto le vittime tra i civili nella città di Mariupol sono oltre oltre 3.000 e, secondo il comandante del distaccamento di Azov, Prokopenko, come ha riportato l’Ansa “molti cadaveri restano insepolti per le strade”.
Le truppe russe hanno aperto il fuoco su un ospedale pediatrico a Severodonetsk, nel nord est dell’Ucraina”. Lo ha detto il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, Sergey Gaidai, su Telegram, secondo quanto riferisce Ukrinform. “I russi hanno aperto il fuoco su un ospedale pediatrico a Severodonetsk – ha scritto -. Il tetto ha preso fuoco. Fortunatamente, i piccoli pazienti, le loro madri e il personale sono stati tempestivamente evacuati. Il governatore ha aggiunto che nella regione di Lugansk, sono state bombardate oggi le città di Severodonetsk, Rubizhne, Lysychansk, Popasna, Novodruzhesk e Toshkivka. L’agenzia riferisce anche i russi hanno sparato quattro missili nella regione di Rivne, ma non si sa ancora se ci sono state vittime.

Russia convoca ambasciatore Usa: “relazioni sul punto di rittura” – La Russia ha convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca John Sullivan. I commenti “offensivi” del presidente degli Stati Uniti Joe Biden su Vladimir Putin stanno spingendo le relazioni russo-americane sul punto “di rottura” ha affermato il ministero degli Esteri russo, secondo quanto riporta l’agenzia Ria Novosti, riferendo che è stata consegnata una nota di protesta all’ambasciatore Sullivan. “Tali dichiarazioni del presidente americano, indegne di uno statista di così alto rango, hanno messo le relazioni russo-americane sull’orlo della rottura”, ha sottolineato il ministero.
Il presidente Biden la scorsa settimana ha definito Putin un “criminale di guerra”, un “dittatore assassino” e un “delinquente puro”. Il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, ha definito le parole del presidente Usa “inaccettabili” e “imperdonabili”.

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