25 aprile: folla in Piazza Mantegna per il concerto della Banda città di Mantova

MANTOVA – Grande partecipazione oggi in Piazza Mantegna per il tradizionale concerto del 25 aprile della Banda città di Mantova “Alessio Artoni”. Quello di quest’anno è stato il primo concerto del 25 aprile senza il M.o Artoni, scomparso lo scorso agosto. A dirigere i musicisti il M.o Andrea Presciuttini. Si sono esibiti anche Michele Sgarbi alla voce e Stefano Trevisi al pianoforte. L’evento è stato condotto da Paola Prestini.

Il concerto, posticipato di un’ora a causa del maltempo si è aperto con il discorso del Presidente del Consiglio Comunale, Massimo Allegretti, che con parole importanti ha ricordato il significato di questa giornata così importante per tutto il popolo italiano. A seguire l’inno di Mameli.

“Settantotto anni fa si concludeva con l’insurrezione generale, la seconda Guerra Mondiale nel nostro Paese. Cosa raccontare oggi ai nostri figli in un giorno come questo.

Non dimenticate mai che poco più di 80 anni fa, nel 1940, noi italiani entrammo in guerra a fianco dell’alleato nazista, contro tutto il mondo libero. I primi stati cui il regime fascista dichiarò guerra furono: la Francia e l’Inghilterra.

“Serve qualche migliaio di morti per sedere al tavolo della pace” disse Mussolini. E’ con questo criminale pressapochismo che l’Italia si avvia verso l’abisso. Quando tre anni dopo in un crescendo di rovesci militari si arriva al 25 luglio del 1943, saranno gli stessi fascisti ad esautorare il proprio duce. E la dittatura crollerà come un castello di carta. Nessun fascista sparerà un colpo in difesa del condottiero supremo. Nessuno.

L’Italia del 1943 é un Paese allo stremo. Distrutto. Affamato. Occupato al sud dalle armate angloamericane che stanno liberando la penisola. Occupato al nord dai tedeschi, che la penisola vogliono tenere. Dopo l’8 settembre 1943 contro l’occupante nazifascista nascerà la Resistenza. A fianco dei nazisti si affiancheranno i fascisti irriducibili che si costituiranno nella repubblica sociale italiana. E contro questo spietato e sanguinoso occupante combatteranno uomini e donne di tutte le classi sociali e dei più diversi orientamenti culturali e politici.

Oltre ai numerosi militari italiani che si rifiuteranno di aderire allo stato fantoccio mussoliniano. Tutti questi formeranno la “Resistenza”. Combatteranno male armati, in condizioni di assoluta inferiorità militare. Combatteranno perché consapevoli del dovere della libertà, e del prezzo che essa in momenti estremi comporta. I partigiani moriranno a decine di migliaia, torturati, appesi ai lampioni. Ai balconi delle case. Rappresaglie sui civili, uccisi anche nelle chiese. La morte andava esibita, doveva intimorire, incutere terrore.

Ciascun popolo è figlio della propria storia. E questa è stata la nostra tragica storia, di una guerra di liberazione che fu anche guerra civile. Ci si uccise tra italiani. Noi abbiamo il dovere di rispettare tutte le morti, tutti gli infiniti lutti, che allora attraversò il popolo italiano nella sua interezza.

Ma deve essere chiaro che le cause per cui si combatté erano antitetiche, e non possono essere parificate, né ora né mai. La Resistenza italiana fu il momento più alto del risveglio della coscienza civile nazionale, culminato il 25 aprile di settantotto anni fa. Il giorno della nostra liberazione. Giorno in cui nasce un popolo di cittadini e non più di sudditi. Chi oggi si gira dall’altra parte, sappia, che non scalfisce in nessun modo una delle pagine più gloriose della nostra storia.

Si ricordi che la Resistenza pose le radici per la nostra Costituzione repubblicana. Quegli uomini e quelle donne con il loro sacrificio costruiranno una democrazia talmente grande da dare dignità civile e politica anche a coloro che questa democrazia non la volevano affatto.