Albertini: “la clausura forzata che ci fa solidarizzare con la Monaca di Monza”

Albertini:

MANTOVA – E’ senz’altro uno personaggi più affascinanti e controversi de I Promessi Sposi, Gertrude, ovvero la celeberrima Monaca di Monza e con lei oggi completiamo le sindromi psico-caratteriali da coronavirus ideate e descritte dal bozzolese Stefano Albertini, dal 1998 direttore della Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University.
Nel complimentarci con Albertini per i suoi interessanti contributi, ringraziamo per la pubblicazione lui e la Voce di New York. il giornale per cui Albertini scrive e per il quale ha redatto inizialmente gli articoli.
A tutti una buona lettura e Buona Pasqua.

Sindrome di Gertrude

Gertrude. Incisione di Francesco Gonin. Rielaborazione grafica di Francesco Maria Mussini.

La Gertrude dei Promessi Sposi è basata sulla storia vera di una nobile ragazza di Monza costretta dal padre a farsi monaca di clausura per non disperdere il patrimonio avito. Finirà col violare tutti i suoi voti e col rendersi complice di delitti raccapriccianti per i quali sarà condannata e punita.

Mai come in queste settimane di clausura forzata, tutti possiamo solidarizzare con Gertrude perché ci sentiamo, come lei “destinati a struggerci in un lento martirio” e anche noi invidiamo “in certi momenti qualunque donna [o uomo], in qualunque condizione, con qualunque coscienza, [che] potesse liberamente godersi nel mondo” (cap. X).

La sindrome di Gertrude è, in questo periodo di isolamento imposto per legge, largamente diffusa tra la popolazione, ma si manifesta con diversi gradi di gravità a seconda dell’indole e dello stile di vita al quale i soggetti sono abituati. I casi più acuti si registrano tra joggers, ciclisti e sportivi di tutti i tipi che entrano in una sorta di crisi d’astinenza dovuta al mancato rilascio di endorfine, normalmente stimolato dall’esercizio.

Oltre all’irrequietezza e al nervosismo (vedi sindrome del Leone in Gabbia), gli individui colpiti in maniera più acuta dalla sindrome di Gertrude sono particolarmente insofferenti di quanti danno segno di essersi adattati tranquillamente alla clausura. Parafrasando Manzoni: l’apparenza di pietà e di contentezza dei ‘reclusi felici’ suona ai ‘gertrudiani’ come un rimprovero dell’inquietudine e dei loro portamenti bisbetici; ed essi non lasciano sfuggire occasione di deriderli dietro le spalle come pinzocheri, di morderli come ipocriti (cfr. cap. X).

Anche se I Promessi Sposi offrirebbero spunto per la definizione di altre sindromi; si pensi ad Azzeccagarbugli, ai governanti inetti, al Conte Zio e al Padre Provinciale…, io mi fermerei qui. Questo divertimento letterario, diventato piccola impresa di famiglia, mi ha distratto dalla tragica cronaca quotidiana di un assedio che sembra farsi sempre più vicino, mi ha fatto rileggere alcune delle pagine immortali del romanzo e mi ha convinto sempre di più della grandezza multiforme di Manzoni non solo nel produrre la prosa più alta ed elegante della nostra letteratura moderna, ma anche nell’analizzare le pieghe più recondite dell’animo umano.

Stefano Albertini