Dantedì, L’Occaso spiega il passo di Manto nella “Commedia” e la Sala a lei dedicata al Ducale

MANTOVA – 25 marzo 2021, 700esimo anniversario della morte di Dante. Per celebrare la ricorrenza Palazzo Ducale ha in programma un progetto espositivo intitolato “Dante e la cultura del Trecento a Mantova”. L’iniziativa, prevista per l’autunno di quest’anno, intende ricostruire la cultura letteraria e figurativa dei primi del Trecento, i decenni che videro al potere i Bonacolsi e successivamente i Gonzaga. Fu una fase di grande importanza per l’affermazione della città di Mantova nel contesto delle signorie nord-italiane. Dante, sempre nel ventesimo canto dell’Inferno, accenna alle vicende politiche dell’epoca che portarono con l’inganno lo spregiudicato Pinamonte Bonacolsi all’apice del potere in città, esiliando con la complicità dei Casalodi, molte delle famiglie a lui avverse.

Ecco i suoi versi:

“Già fuor le genti sue dentro più spesse,
prima che la mattia da Casalodi
da Pinamonte inganno ricevesse” (vv. 94-96).

Intanto oggi, in occasione dell’importante ricorrenza, il direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso racconta il passo della “Commedia” relativo al al XX Canto dell’Inferno quando Dante, nel suo viaggio sotto la guida di Virgilio, giunge alla IV Bolgia del VIII Cerchio (vedi il video). Qui si imbatte in una nuova pena, quella “de l’indovini” e “de l’incantatori”.Tra questi c’è anche Manto, figlia di Tiresia: la sua storia ha a che fare con le origini mitiche di Mantova, la città di Virgilio, accompagnatore di Dante nell’Inferno e nel Purgatorio della Divina Commedia. L’Occaso illustra anche la bellissima Sala di Manto all’interno del Ducale e spiega la mostra che sarà organizzata il prossimo autunno in omaggio a Dante.

“Manto fu, che cercò per terre molte;
poscia si puose là dove nacqu’ io;
onde un poco mi piace che m’ascolte” (vv. 55-57).

Il mito della fondazione della città che fu dei Gonzaga è celebrato nei grandi riquadri dipinti nella monumentale Sala di Manto presso l’Appartamento Grande di Castello di Palazzo Ducale, risalenti agli anni settanta del Cinquecento. Le scene, ispirate alla cultura classica, sono in parte coerenti con il racconto dantesco. Secondo quanto dipinto da Lorenzo Costa il Giovane su ideazione di Giovanni Battista Bertani (all’epoca prefetto delle fabbriche gonzaghesche), fu Ocno, figlio di Manto, a fondare la città di Mantova in omaggio alla madre.