Dieci anni senza Raimondo, che barba che noia ……

Dieci anni senza Raimondo

Pensare oggi a Raimondo Vianello ti fa capire dove è sprofondata la televisione italiana. E a dieci anni dalla sua scomparsa ricordarlo è un dovere morale. Lo ha fatto Mediaset, che mercoledì 15 aprile (decimo anniversario della scomparsa) gli ha dedicato un doppio tributo (Viva Raimondo!) in prima serata su Cine34 e Mediaset Extra.
Perfetto gentleman inglese nell’aspetto e nei modi. Indiscusso maestro di autoironia dalle battute fulminanti ma sempre garbate, rimane uno dei più grandi protagonisti della storia della tv. Attore di oltre cinquanta film e apprezzato conduttore, la sua carriera d’attore inizia interpretando il ruolo di un ufficiale americano nella rivista satirica Cantachiaro n. 2 di Garinei e Giovannini. Nel teatro di rivista è stato accanto a Wanda Osiris (in Domani è sempre domenica, 1950), a Carlo Dapporto, Gino Bramieri e, soprattutto, Ugo Tognazzi, amico fraterno con cui ha fatto coppia fissa dal 1951. La neonata televisione italiana ne ha presto scoperto le qualità sceniche e comiche e si è assicurata da subito il suo talento: dall’estate del 1954 Vianello è stato il mattatore misurato, civile, etereo come un nobile decaduto di Un, due, tre, accanto all’amico di sempre Tognazzi: il duo comico è stato indimenticabile protagonista di esilaranti sketch, croce e delizia dei dirigenti Rai, che hanno finito per punire l’irriverenza dei due «ragazzacci». Nel 1959 la trasgressiva parodia del buffo incidente che occorse al Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi nell’ex palco reale del Teatro dell’Opera di Roma: a causa della disattenzione di un collaboratore che non gli aveva avvicinato la sedia, Gronchi cadde a terra mentre stava accingendosi a sedere al fianco dell’allora presidente francese Charles de Gaulle, che era in visita ufficiale in Italia. Il fatto, taciuto dai principali organi di informazione, fu rappresentato in televisione da una scenetta comica recitata da Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi all’interno del programma Un, due, tre, il quale fu poi cancellato costandogli l’esilio momentaneo dalla Rai.

Il 1961 ha visto la nascita del sodalizio tra Vianello e Sandra Mondaini, uniti in matrimonio e da quel momento spesso compresenti anche sulla scena: il pubblico televisivo ha potuto apprezzare il garbato ed elegante humour della coppia in Studio Uno (1961), il Tappabuchi (1967), Sai che ti dico (1972), Tante scuse (1974), Di nuovo tante scuse (1975), Noi… no (1977), Io e la Befana (1978-79), Stasera niente di nuovo (1981) e Sandra e Raimondo Show (1987).

L’ADDIO ALLA RAI E L’APPRODO IN FININVEST

Nel 1982, Vianello e la Mondaini sono tra i primi a lasciare la Rai per passare alle reti Fininvest che non hanno mai abbandonato, divenendone testimonials. Il varietà di debutto è Attenti a noi due, dove replicano la fortunata formula dei varietà precedenti. Dal 1983 al 1986 Vianello conduce il simpatico gioco a premi Zig Zag, in onda su Canale 5 in fascia preserale, affiancato dalla valletta Simona Mariani e dal giudice Enzo Liberti. Dopo essere stato raffinato padrone di casa ne Il gioco dei nove (1988), dalla stagione 1990-91 Vianello è ricomparso con la moglie Sandra nella sitcom Casa Vianello. Sempre dal 1991, e fino al 1999, conduce Pressing, rotocalco sportivo di Italia 1. Nel 1996 si ricompone il sodalizio artistico con la consorte per la serie tv Cascina Vianello. Nel 1998 la Rai lo chiama a presentare il Festival di Sanremo coadiuvato dalle vallette Eva Herzigova e Veronica Pivetti. Star internazionale di quell’edizione è Madonna. «Cosa canta?», chiede Vianello presentandola. E lei: «Frozen (“Ghiacciato”)». «Si vede che si è ispirata al mio camerino…». Geniale. Sempre nello stesso anno è protagonista con la moglie e Andrea Roncato nella serie di Canale 5 I misteri di cascina Vianello. Chissà come vivrebbe Raimondo la quarantena forzata da Coronavirus? Un’idea l’abbiamo. Certamente con stile e rendendo tutto più leggero, magari riguardandosi le vecchie partire di calcio – la sua grande passione – e lasciando ogni commento a Sandra: «Che noia, che barba, che barba, che noia».

MATTEO VINCENZI