Esiste una cucina mantovana? Tante sorprese domani al Ducale con Alberto Grandi

MANTOVA – Il suo libro “Denominazione di origine inventata”, con le tante argomentazioni sulla cucina italiana, lo ha portato alla ribalta delle cronache nazionali, e non solo. Pure il prestigioso Financial Times, lo scorso anno, gli ha dedicato una lunga intervista contro la quale si sono scagliati il ministro Salvini e Coldiretti che lo hanno additato quale traditore della cucina italiana. Lui è lo scrittore mantovano Alberto Grandi, docente al Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Parma.
La sua colpa? Scrivere ad esempio, documentando con fior di fonti, che il Parmigiano Reggiano più simile a quello creato tanti secoli fa dalla sapienza dei monaci emiliani è il Parmesan prodotto nel Wisconsin, negli Stati Uniti, o che il Marsala fu inventato, commercializzato e prodotto su larga scala da un commerciante inglese che aggiunse alcool al vino al solo scopo di conservarlo meglio durante il trasporto verso la madrepatria.
Grandi ha ribadito la bontà dei piatti e dei prodotti tipici italiani ma ha spiegato che le leggende di storia e sapienza che li accompagnano non sono affatto secolari, al più hanno cinquanta-sessant’anni.
E domani pomeriggio Grandi terrà invece una conferenza, organizzata dalla Società per il Palazzo Ducale, dal titolo “Esiste una cucina mantovana? L’appuntamento è alle ore 15 all’Atrio degli Arcieri al Ducale.
Cosa dovremo aspettarci? Che l’irrefrenabile professore ci dica che anche la cucina locale di cui noi mantovani andiamo orgogliosissimi c’entra poco o nulla con le tradizioni culinarie del territorio virgiliano dei secoli passati?
Per scoprirlo bisognerà sentirlo ma intanto, per rimanere in gergo culinario, ci siamo fatti anticipare “un assaggino” di quello che potremo ascoltare. Innanzitutto il riferimento al libro “Cucina mantovana di principi e di popolo” scritto nel 1963 da don Costante Berselli (con lo pseudonimo di Gino Brunetti ndr), che per primo descrisse le ricette della cucina virgiliana, da quelle del cuoco dei Gonzaga Bartolomeo Stefani a quelle della tradizione popolare. Un libro dunque che è un caposaldo della cucina mantovana, e dove non c’è traccia ad esempio di tanti dolci oggi spacciati come mantovanissimi, vedi la torta delle Rose (che si dice venne addirittura creata in occasione delle nozze tra Francesco II Gonzaga e Isabella D’Este) la Greca, o l’Anello di Monaco. Per don Berselli il dolce più tipico della tradizione popolare mantovana è il fiapon. Nulla a che vedere con la frittella del Luna park oggi ribattezzata in dialetto con lo stesso nome, il fiapon era un dolce povero, della tradizione contadina che veniva preparato per recuperare i pezzi di polenta avanzati.
E agnoli? tortelli? Anche per questi non mancheranno le sorprese, dovute anche a qualche contaminazione. Del resto la provincia mantovana confina con ben otto province, impossibile pensare che non abbiano avuto la loro influenza.
Durante la conferenza Grandi toccherà anche i nuovi argomenti , “tanto chiacchierati”, come la “farina di insetti” o la “carne sintetica”.
L’ingresso è libero e non è richiesta la prenotazione. Alla fine della conferenza seguirà un assaggio di prodotti locali.