Il Festivaletteratura chiude con 65mila presenze. Pubblico sempre più giovane agli incontri

MANTOVA – Si conclude oggi con 65mila presenze la 27° edizione di Festivaletteratura di Mantova in cinque giorni. Un Festival che quest’anno ha parlato ai e con i giovani con un programma sempre più trasversale e una vocazione sperimentale.
Anche le location quest’anno hanno visto qualche novità non ha invaso solo le piazze, ma anche i luoghi più tradizionali come scuole (la Pomponazzo) o il quartiere di Lunetta, fino ai confini cittadini  raggiungendo L’Ossario di Solferino e L’osservatorio Astronomico di San Benedetto Po.

A fronte di un programma con oltre 320 eventi e 350 autori e autrici italiani e internazionali, la partecipazione al Festival è andata ben oltre le aspettative, registrando 46.000 presenze negli eventi a pagamento e 19.000 agli incontri a ingresso libero organizzati nelle 5 giornate. Il dato rappresenta un aumento del 16% rispetto all’edizione 2022.
Molto apprezzati anche i video degli eventi trasmessi in streaming che hanno permesso di seguire gli incontri anche a chi non poteva farlo di persona.

Un’edizione, quella appena conclusa, che si è rinnovata anche grazie all’ascolto dei giovani: consigli, proposte, iniziative, sono state raccolte, valutate e accolte durante gli Stati Generali del Festival per renderlo sempre nuovo senza mai tradire la sua natura. Un’edizione che è stata raccontata anche su TikTok e Instagram da alcuni dei più influenti creator presenti a Mantova in questi giorni. Il diario appassionato delle giornate del Festival e dei suoi protagonisti sui social ha raggiunto oltre un milione e mezzo di visualizzazioni, sottolineando anche l’importanza dell’attività digitale della manifestazione.

Anche quest’anno Festivaletteratura ha chiesto a un autore presente a Mantova un commento a caldo sulla ventisettesima edizione.
“L’immancabile sciopero dei treni dei primi giorni di settembre rende il viaggio elettrico ma non riesce a sabotare il mio approdo a Mantova – ha commentato la scrittrice, drammaturga e traduttrice Elvira Mujčić – per la prima volta arrivo di mercoledì, il giorno dell’inaugurazione del Festivaletteratura, e mi emoziono nell’atmosfera galvanizzante degli inizi. Il crepuscolo serpeggia per le strade mentre mi affretto a raggiungere la Basilica di Santa Barbara, superando gruppetti di persone che si dirigono verso il luogo dell’incontro. Una volta varcata la soglia della chiesa, vedo Mircea Cărtărescu con il suo traduttore Bruno Mazzoni seduti al tavolo sistemato sotto l’altare e illuminati da una luce bianca e forte. Probabilmente non esiste una cornice migliore per la conversazione messianica che ci attende, perché per Cărtărescu la scrittura è una questione di fede, ma anche di magia, di rivelazione e immaginazione sconfinate, di meraviglia infantile e poetica.
I giorni del Festivaletteratura sono costellati di porte che aprono a suggestioni, visioni e impressioni. Qui ci si immerge in un flusso continuo di pensieri, immagini, voci, idee, ritmi, intuizioni che si moltiplicano generando e rimandando ad altre in una germinazione incontrollabile che toglie il fiato. Ci si incontra, sempre di corsa, perché ciascuno sta inseguendo una sua passione, una sua curiosità, assettati di scoprire un nuovo tassello o un diverso giro di volta, in bilico tra il desiderio di riconoscersi e quello di spaesarsi.
Quest’anno il Festivaletteratura ridisegna una sua particolare geografia, mondi lontani salgono sul palco e nella luce di fine estate mi sembra che l’altrove non sia mai stato così a portata di mano. L’America Latina, l’Africa, l’Asia, ma soprattutto l’Europa dell’Est che quest’anno bussa in maniera incessante alle porte dell’Occidente per dire che siamo tutti coinvolti allo stesso modo. In un vorticoso giro del mondo in cinque giorni scopriamo che in fondo il confine è un luogo bellissimo perché è nella terra di confine che ci incontriamo noi, tutti uomini e donne di frontiera. E che visto da qui ogni luogo è vicino.”