In Siria non si muore di solo Covid. A Pegognaga conferenza on line con la giornalista Asmae Dachan

La giornalista Asmae Dachan

PEGOGNAGA – Non si muore di solo Covid. Da dieci anni in Siria continuano a morire di bombe, vendette, polizia etnica, stupri, distruzioni, fame, malattie conseguenti. Una guerra fratricida interminabile. Per alimentare la quale, le fazioni in lotta arruolano con la violenza anche i bambini, fornendo loro mitra e pugnali per ammazzare colui che viene individuato come nemico. Lo ha dettagliato l’altra sera la giornalista Asmae Dachan, italiana nata da genitori siriani, parlando via streaming, nel contesto di una serie di conferenze aventi per tema-base “Comunità aperte per un mondo nuovo”, organizzate a Pegognaga dalla onlus Solidarietà Educativa. Presenti il presidente dell’attivissimo organismo pegognaghese ing. Arnaldo De Giuseppe e il coordinatore Consulta del Volontariato Luigi Savorelli, la conferenza ha coinvolto oltre un centinaio di telespettatori molto interessati. D’altro canto Asmae Dachan, avendo fatto esperienza diretta sui luoghi della guerra nel paese d’origine dei suoi genitori, ha conosciuto ogni risvolto, che ha poi descritto con dovizia di particolari «Una decina d’anni fa esisteva nel Medio Oriente un autentico paradiso terrestre, dove cristiani e musulmani non solo andavano d’accordo, ma addirittura si aiutavano a vicenda. E dove la scuola, fino all’università, era gratuita per tutti. Ovvio che anche il benessere fosse diffuso. Quel paradiso terrestre era la Siria, felice culla di una civiltà ispiratrice dei fondamenti di tutte le civiltà dello scacchiere mediorientale. Oggi quel paradiso é stato trasformato in inferno terrestre». Alcune significative cifre: solo in Libano, grande come gli Abruzzi, che conta 4 milioni di libanesi, si sono rifugiati un milione di siriani. In Turchia, paese poco tranquillo che ha un problema nei problemi con il Kurdistan, i siriani sono 3 milioni. Sono oggi 13 milioni i siriani senza più casa; 6 milioni sono sparsi per il mondo. «L’assurdo é che – ha continuato Asmae – che i Paesi ricchi del Golfo, che pure sono musulmani, non hanno accolto un solo profugo siriano. Lo situazione delineatasi in 10 anni di guerra fratricida si definisce anche in queste cifre: miriade di fosse comuni, 4200 attacchi alle scuole, oltre 400 agli ospedali. Il 70 per cento della popolazione ha meno di 30 anni. Il che significa che due generazioni hanno vissuto solo di guerra. C’è un spaventoso ritorno dell’analfabetismo». Sono intervenuti alla conferenza anche due profughi, Mohamad e Shana ospiti in Italia, e due volontari dell’Operazione Colomba, Paola Francia e Alberto Capannini, ricordando gli interventi umanitari basati quasi esclusivamente sul volontariato. RICCARDO LONARDI