Linus racconta la magia della radio e quel rapporto prezioso tra conduttore e ascoltatore

È qualcosa di magico, è amore, passione pura, un rapporto di certo unico, quello tra la radio e l’ascoltatore. Ed è forse proprio per questo rapporto tanto prezioso quanto inspiegabile che la radio non ha conosciuto la crisi di altri media in questi anni di esplosione della rete. Lo hanno capito bene oggi pomeriggio tutti coloro che hanno assistito all’incontro in Piazza Castello (gremita pur nel rispetto delle norme anti-Covid) in cui Linus è stato grande protagonista insieme all’amico e collega Massimo Cirri (Radio 3) “Mi si perdoni il taglio un po' personale, ma nel mio caso – come per milioni di altri italiani – questa sorta di alchimia è nata anni or sono con Radio Deejay. Quella del periodo dorato tra la fine degli Ottanta e, ancora di più, per tutti i Novanta, con gente come Albertino, Molella, Fargetta, un giovane Fiorello ancora dotato di codino... ecco, per “noi” - mi permetto di parlare a titolo collettivo – la radio è quella cosa lì”. E’ dal 1976 che Pasquale di Molfetta tiene compagnia agli ascoltatori e quello che ha proposto in Piazza Castello è stato infatti un magico tour tra le radio locali milanesi, in quel ventennio fantastico degli anni ’70 e ’80, poi l’approdo a Radio Deejay di cui nel 1994 ne prende le redini al posto di Claudi Cecchetto diventandone la vera anima propulsiva. Linus ha spiegato di sentirsi veramente fortunato d’aver potuto fare il conduttore – “fare il dj è un privilegio - e il direttore di un’emittente radiofonica così seguita, grazie alla quale ha raggiunto un notevole benessere testimoniato dall’acquisto di una Porsche “che non uso mai, ha percorso 5mila km in tre anni”. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando spiega: “tutto è iniziato nella mia cameretta, il mio studio, in cui registravo anche 3 ore di trasmissione per le radio locali. Già la cameretta, quel piccolo luogo dove ti sai muovere anche al buio, dove puoi dire quello che vuoi, e dove ho mosso i miei primi passi. Eppure questa alchimia tanto speciale stava venendo meno proprio l’inverno scorso. “Ho pensato di smettere, problemi personali e di lavoro. A riconciliarmi con la radio è stato, per assurdo, il periodo del lockdown. Sono stati i 2-3 mesi più belli in oltre 40 anni di carriera, mi è sembrato di tornare davvero nella mia cameretta. Crediamo di aver trovato la formula giusta di riproporre la radio in quel periodo e i messaggi degli ascoltatori che ancora oggi ci scrivono “grazie per esserci stati” sono lì a confermarcelo
Foto realizzata da Festivaletteratura

MANTOVA È qualcosa di magico, è amore, passione pura, un rapporto di certo unico, quello tra la radio e l’ascoltatore. Ed è forse proprio per questo rapporto tanto prezioso quanto inspiegabile che la radio non ha conosciuto la crisi di altri media in questi anni di esplosione della rete.
Lo hanno capito bene oggi pomeriggio tutti coloro che hanno assistito all’incontro in Piazza Castello (gremita pur nel rispetto delle norme anti-Covid) in cui Linus è stato grande protagonista insieme all’amico e collega Massimo Cirri (Radio 3).
“La radio è il mezzo di comunicazione che più di tutti, nel tempo, è mutato – dice il coduttore- La radio di oggi è tutt’altra cosa rispetto alla radio che ascoltavo quando ero adolescente, quando ancora non avevo idea che un giorno sarei stato  Linus”
E’ dal 1976 che Pasquale di Molfetta tiene compagnia agli ascoltatori e quello che ha proposto in Piazza Castello è stato infatti un magico tour tra le radio locali milanesi, in quel ventennio fantastico degli anni ’70 e ’80, poi l’approdo a Radio Deejay di cui nel 1996  prende le redini al posto di Claudio Cecchetto diventandone la vera anima propulsiva.
Linus ha spiegato di sentirsi veramente fortunato d’aver potuto fare il conduttore – “fare il dj è un privilegio – e il direttore di un’emittente radiofonica così seguita, grazie alla quale ha raggiunto un notevole benessere testimoniato dall’acquisto di una Porsche “che non uso mai, ha percorso 5mila km in tre anni”.
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando spiega: “tutto è iniziato nella mia cameretta, il mio studio, in cui registravo anche tre ore di trasmissione per le radio locali.
E oggi con ormai 44 anni di carriera all’attivo, Linus ha scelto di far conoscere i suoi pensieri e le sue riflessioni nel libro Fino a quando (Mondadori, 2020) “Anche perchè ci sono cose che in radio non si possono dire. Per quelle serve un libro”.
Eppure questa alchimia tanto speciale tra Linuse e la radio stava venendo meno proprio l’inverno scorso. “Ho pensato di smettere, problemi personali e di lavoro”.
“A riconciliarmi con la radio è stato, per assurdo, il periodo del lockdown. Sono stati i 2-3 mesi più belli in oltre 40 anni di carriera, mi è sembrato di tornare davvero nella mia cameretta. Crediamo di aver trovato la formula giusta di riproporre la radio in quel periodo  e i messaggi degli ascoltatori che ancora oggi ci scrivono “grazie per esserci stati” sono lì a confermarcelo”