MANTOVA – Cala il numero di allevamenti, ma si ingrandiscono gli allevamenti. Mantova terza in Lombardia per numero di capi dopo Cremona e Brescia, ma con allevamenti più grandi. Bene l’export delle Dop, ma cala la richiesta di latte alimentare.
Sono questi alcuni dei dati presentati questa mattina durante il convegno “Il futuro del mercato lattiero caseario: sfide e tendenze nazionali e globali” organizzato da Clal, Ismea, Regione Lombardia e Ice-Agenzia che si è tenuto al Mamu.
Una mattinata di incontro e confronto alla quale hanno partecipato tutti gli esperti del settore.
“La formazione – afferma il presidente di Clal, Angelo Rossi – è la nostra vera politica industriale: solo imprese preparate possono rafforzare l’export e dare valore alla filiera lattiero casearia. Dobbiamo mettere gli operatori nelle condizioni di conoscere i mercati, interpretarne i segnali e agire con tempestività. È questa la strada per trasformare la qualità in competitività internazionale”.
“Disporre dei dati di due grandi realtà del settore agroalimentare come Ismea e Clal – sottolinea il presidente di Ismea, Livio Proietti – è fondamentale per rispondere efficacemente alle sfide di un settore complesso ma di eccellenza. Proprio oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e della candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’UNESCO, fortemente voluta dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste – celebriamo il nostro patrimonio agroalimentare che si inserisce perfettamente in questo panorama di sfide globali e opportunità”.
“La nostra regione -sottolinea l’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi – si conferma leader nazionale del settore, il nostro obiettivo è continuare a essere al fianco di chi ogni giorno vi lavora nel settore, per sostenere concretamente la crescita e la competitività della filiera”.
“Il nostro latte non è solo quantità, ma qualità e valore aggiunto – aggiunge Beduschi – oltre la metà della nostra produzione diventa formaggio DOP, e le nostre latterie cooperative rimangono il cuore pulsante della filiera. Per competere a livello internazionale serve però uno scatto in avanti: occorre investire in formazione, management e capacità imprenditoriale, senza perdere mai il legame con il territorio. Il latte lombardo deve restare lombardo, e proprio per questo non dobbiamo temere processi aggregativi: se guidati dal territorio, sono uno strumento di forza, non una minaccia” conclude Beduschi.
Ma come sta andando il settore per le due Dop mantovane, Grana Padano e Parmigiano Reggiano?
“Il settore sta andando bene – commenta Renato Zaghini, presidente Consorzio Grana Padano – come consumi di Grana Padano stiamo andando discretamente bene, c’è una leggera flessione del prezzo del fresco che non trova una grande giustificazione se non in una prudenza degli operatori dovute alle incertezze del mondo, e mi auguro che una volta chiariti anche alcuni aspetti internazionali si riprenda la normalità”.
“Se guardiamo i bollettini il settore va ancora bene – commenta Riccardo Deserti, direttore Consorzio Parmigiano Reggiano – abbiamo rispetto alle nuove incertezze macroenomiche, dazi e guerre commerciali, una tenuta economica, abbiamo una visione attenta perchè la produzione non è stata in crescita, per cui non abbiamo invenduto con la collegata ansia di eccesso di produzione, ma i prezzi remunerativi per i produttori si traducono in alcune difficoltà per i consumatori, da qui un piano di comunicazione per reggere le preferenze verso le scelte di acquisto”.
I DATI
“La Lombardia conferma il proprio ruolo di primo piano nella filiera lattiero-casearia nazionale. Con 5.975 allevamenti e 580.000 vacche da latte, pari rispettivamente al 17% e al 39% del totale italiano, la regione produce quasi metà del latte nazionale (46%), trasformato in gran parte in formaggi DOP di eccellenza come Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Taleggio e Provolone Valpadana, ma usato anche per tantissimi prodotti freschi.
Negli ultimi dieci anni, il settore ha registrato una crescita dei volumi e delle rese: la Lombardia ha raggiunto 6,1 milioni di tonnellate di latte consegnato nel 2024, con Brescia (1,7 milioni), Cremona (1,6 milioni) e Mantova (1,1 milioni) ai primi posti nazionali, seguite da Bergamo e Lodi. Oggi, su dieci vacche italiane, una è bresciana e un’altra è cremonese, mentre al terzo posto si posiziona la provincia di Mantova con 107 mila capi. Gli allevamenti mantovani sono tendenzialmente più grandi di quelli bresciani, e la provincia di Cremona ha a sua volta aziende di dimensioni mediamente superiori.
Il settore, nonostante le chiusure registrate a livello nazionale (12.000 allevamenti in meno dal 2014), mostra resilienza e potenziale di sviluppo: il numero di vacche da latte in Italia è cresciuto di 39.000 unità (+2,7%), in controtendenza con i principali competitor europei Germania, Francia e Olanda. Le consegne di latte sono aumentate del 18,9% nel decennio.
I DATI NAZIONALI
In Italia dal 2014 al 2024 il numero di allevamenti che producono latte è diminuito del 25%, al pari dell’Olanda ma meno rispetto a Germania e Francia. Dei 35.429 allevamenti da latte italiani, quasi la metà è situata in territorio montano, ciononostante il 63% delle vacche da latte vive in pianura. Tra i paesi considerati, solo l’Italia ha registrato un aumento dei capi (+2,7%), che l’aggiornamento a dicembre 2024 conta a 1.476.902 unità. A guidare l’aumento è stata la Lombardia (+14%), con il maggior impulso dalle provincie di Brescia, Cremona e Mantova.
A fronte di un calo di aziende e di capi, Germania, Olanda e ancor più Italia hanno aumentato le consegne di latte: ciò è stato possibile grazie ad un aumento nella resa di latte per vacca annua +16%. La Lombardia è anche la regione italiana con la miglior resa media, ed un aumento in dieci anni superiore alla media italiana, che si assesta a 11 quintali in più di latte all’anno.
L’EXPORT
Il segmento dei formaggi corrisponde in volume al 15% dell’export ed è in aumento. Aumenta anche la domanda di grassi del latte ( burro e panna ) e di yogurt, mentre rallenta la domanda di latte alimentare. UE-27 L’ export europeo si riduce del -1,7% complessivamente: i Formaggi (19% dell’export in volume) registrano un aumento del +1,5%, mentre sono Burro e Panna a evidenziare il principale calo (verso l’estero, ma anche intra-UE). In UE la maggior disponibilità di latte, unita a una domanda debole della componente grassa, ha favorito una riduzione delle quotazioni dei principali prodotti lattiero-caseari; diminuzione che dovrebbe continuare anche nei prossimi mesi. Di conseguenza, anche il prezzo del latte alla stalla in UE è atteso in diminuzione.
LE DOP
La produzione Lombarda si attesta al 46% del totale Italia, ed è destinata in buona parte alla produzione di formaggi DOP (Grana Padano 33,6%, Parmigiano-Reggiano 4,2% e altri). La produzione di Grana Padano , di cui il 71% avviene in caseifici lombardi, nel periodo gennaio-settembre 2025 ha evidenziato un aumento del +6,9%, favorito dal livello del prezzo all’ingrosso raggiunto nei mesi scorsi.
L’export Italiano di Formaggi è cresciuto molto negli ultimi trent’anni, passando da 115 mila a 658 mila tonnellate annue, superando i volumi di formaggi importati. A valore, l’export (5,4 miliardi di euro) corrisponde circa al doppio dell’import. Tali esportazioni sono principalmente destinate a paesi europei e nordamericani , mentre solo una modesta parte è destinata ad altre aree, come l’Asia e il Sud America, dove il consumo procapite di formaggi è piuttosto limitato.